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Festa del papà con una poesia di Camillo Sbarbaro

Oggi è la festa del papà, di tutti i papà e noi di Booksblog facciamo gli auguri a tutti i padri che ci seguono. Il nostro augurio si traduce in poesia: prendiamo in prestito i versi di Camillo Sbarbaro (1888-1967). Il titolo della poesia è A mio padre . Padre, se anche tu non fossi il mio padre, se anche fossi a me un estraneo, per te stesso, egualmente t’amerei. Ché mi ricordo d’un mattin d’inverno che la prima viola sull’opposto muro scopristi dalla tua finestra e ce ne desti la novella allegro. Poi la scala di legno tolta in spalla di casa uscisti e l’appoggiasti al muro.

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Festa del papà con una poesia di Camillo Sbarbaro

Buona primavera con una poesia di Vincenzo Cardarelli e il doodle di Google

È Google, con un suo Doodle disegnato da Marimekko, che ci ricorda che oggi inizia la primavera. Già, non ci sono più le mezze stagioni e chi era convinto che la primavera iniziasse il 21 marzo si sbagliava: inizia il 20 marzo . Qui su Booksblog siamo sempre pronti a celebrare i vari eventi a modo nostro, e cioè facendo ricorso alla poesia. Per festeggiare l’inizio della primavera, ecco, dunque, una poesia di Vincenzo Cardarelli (1887-1959) che paragona il rinascere della vita a primavere con l’effervescenza del vino, quello buono. Oggi la primavera è un vino effervescente. Spumeggia il primo verde sui grandi olmi fioriti a ciuffi ove il germe già cade come diffusa pioggia. Tra i rami onusti e prodighi un cardellino becca. Verdi persiane squillano su rosse facciate che il chiaro allegro vento di marzo pulisce. Tutto è color di prato. Anche l’edera è illusa, la borraccina è più verde sui vecchi tronchi immemori che non hanno stagione, lungo i ruderi ombrosi e macilenti cui pur rinnova marzo il greve manto. Scossa da un fiato immenso la città vive un giorno di umori campestri. Ebbra la primavera corre nel sangue. Buona primavera con una poesia di Vincenzo Cardarelli e il doodle di Google

I giovani "poeti degli anni zero"

La poesia è viva, anche se qualcuno ne paventa ostinatamente la morte, o “l’appiattimento” sulle grandi glorie del passato. La triste scomparsa che avrebbe coinvolto il “monumento alla lirica contemporanea”, è solo una sensazione, obnubilante a volte, ma fortunatamente non abbastanza reale e duratura. Perché c’è ancora chi opera dietro le quinte, per ritrovarla, tirarla fuori dai cassetti polverosi dell’anima e ridarle smalto, lei che nel paese dei “santi, poeti e navigatori”, ha sempre occupato un posto fondamentale, resta ben più che un ricordo folcloristico dei

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I giovani "poeti degli anni zero"

"Due parole" di Alfonsina Storni

All’inizio del 1938 il Ministero dell’Istruzione uruguaiano organizzò un importante incontro con quelle che erano considerate le tre più importanti poetesse viventi nel continente americano. Tre le autrici convocate: Gabriela Mistral , Juana de Ibarbourou e Alfonsina Storni . I loro nomi potrebbero non dirci molto, eppure la cilena Mistral fu la prima donna latinoamericana a vincere il Premio Nobel per la letteratura, l’uruguaiana de Ibarbourou, la prima ad essere sepolta come una grande personalità di Stato e poi c’era Alfonsina. Poetessa argentina di origine svizzera. Parlava italiano Alfonsina Storni, l’aveva appreso nel Canton Ticino dai genitori. Una vita difficile e straordinaria. Ragazza-madre a soli vent’anni, lavoratrice precoce, attrice, giornalista e poi scrittrice. Mise fine ai suoi giorni camminando nel mare, per esserne completamente sommersa, come farà solo qualche anno dopo in fiume un’altra celebre donna di lettere . Ma prima compose. Poesie dolcissime, raccolte emozionanti come “Il dolce danno” (1918) dalla quale è tratta “Due parole”: Questa notte all’orecchio m’hai detto due parole. Due parole stanche d’esser dette. Parole cosi’ vecchie da esser nuove. Parole cosi’ dolci che la luna che andava trapelando dai rami mi si fermo’ alla bocca. Cosi’ dolci parole che una formica passa sul mio collo e non oso muovermi per cacciarla. Cosi’ dolci parole che, senza voler, dico: “Com’e’ bella la vita!” Cosi’ dolci e miti che il mio corpo e’ asperso di oli profumati. Cosi’ dolci e belle che, nervose, le dita si levano al cielo sforbiciando. Oh, le dita vorrebbero recidere stelle. Immagine da ellitoral.com Via | akkuaria.net “Due parole” di Alfonsina Storni