"Malik" di Mabrouck Rachedi

Parigi è sempre la Ville Lumière, ma i suoi fasti non raggiungono le periferie, o almeno non tutte e sicuramente non quelle Nord-Est, che confinano con il dipartimento della Senna-Saint-Denis , tristemente noto agli onori della cronaca criminale e conosciuto in Francia semplicemente con l’identificativo: 93, un numero da brivido che solo a nominarlo la “gente d’oltralpe” stringe gli occhi, un po’ come fanno gli italiani quando si parla di Scampia . Se l’esistenza di queste banlieue disagiate ci è entrata direttamente in casa con i servizi televisivi dedicati alle rivolte del 2005 , ciò non significa che la situazione sia migliorata in seguito e soprattutto, come si cresce in un posto così? La risposta sta tutta nel romanzo di Mabrouck Rachedi . Perché lo scrittore ci è nato in banlieue e l’ha respirata tutta la sua aria, per poi “addensarla nelle parole amare di “Malik” , “battezzato” a soli sei anni da un inizio scolastico aromatizzato al baklava. Tra piccoli imbrogli, “partite di calcio multietniche”, tre amici incomparabili e molti destini segnati, il giovane banlieusard riuscirà a “diventare grande” e dovrà fare i conti con una realtà ben più dura del previsto. Perché le illusioni dell’infanzia svaniscono ancora prima all’ombra degli immensi palazzoni annegati nel cemento. E se questa storia non vi suona nuova è perché in fondo, quattro ragazzi “venuti su” in un ambiente simile, ve li avevamo presentati qualche tempo fa, ma se loro immaginavano un futuro da camorristi, i nostri protagonisti d’oltralpe hanno un solo desiderio: diventare…

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