Pierre Loti, lo scrittore francese innamorato di Istanbul

Per la serie scrittori dell’altrove, eccovi una storia che arriva dritta dritta dalla bella città turca di Istanbul, che abbiamo chiamato in causa piuttosto spesso negli ultimi tempi, per parlarvi del “Museo dell’Innocenza” del premio Nobel Orhan Pamuk e della prigione dell’amatissimo Nazim Hikmet . Ma il protagonista della vicenda “odierna”, come lascia ben intendere il suo pseudonimo, è originario di ben altre latitudini. Andiamo con ordine, ecco a voi Pierre Loti, scrittore francese classe 1850. Avventuriero e membro dell’Académie française, il “nostro eroe”, che in realtà si chiamava Louis Marie Julien Viaud, aveva solcato, in veste di ufficiale di marina, parecchi paralleli, e proprio in uno dei suoi peripli si era conquistato il nome di Loti (che designa un fiore tropicale), attribuitogli dalla regina Pomaré durante un viaggio a Tahiti, e che adotterà definitivamente a partire dal 1876. Ma il vero e proprio incontro cruciale avverrà solo l’anno dopo quando, in occasione d’un soggiorno in Turchia, si innamorerà perdutamente della bella Aziyadè, odalisca dagli occhi smeraldo appartenente all’harem d’un dignitario turco con la quale vivrà un’intensa passione e che si lascerà morire di dolore in seguito alla sua partenza. Proprio a lei sono dedicate alcune opere magistrali di Pierre Loti, come “Aziyadé” del 1879 e “Fantôme d’Orient” del 1892. Tornato nuovamente a Costantinopoli nel 1880, non guarirà più dalla “dolce nostalgia del Bosforo” e vi soggiornerà a più riprese nel 1910 e nel 1913, quando lotterà contro lo smantellamento dell’impero ottomano voluto dalle potenze occidentali, descritto nell’opera “La Turquie agonisante”. La sua memoria resta incrostata nella

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