– "Sull’apprendistato libero muratorio" di Gianmichele Galassi

Nella rubrica d’autore “Riflessioni Iniziatiche Sull’Uomo, lo Spirito e l’Infinito” di Gianmichele Galassi: “Sull’apprendistato libero muratorio”

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Quakebook: storie dal terremoto giapponese, via Twitter

2:46: Aftershocks. Stories from the Japan Earthquake è un libro che parla del terremoto giapponese . Un libro che narra del sisma dall’interno, visto che raccoglie le testimonianze di quanti hanno vissuto quei tragici momenti in prima persona. Il libro nasce da un semplice tweet e, grazie all’hashtag #quakebook , è cresciuto rapidamente permettendo, così, di raccogliere testimonianze di prima mano e molto variegate tra loro, come testi, disegni, foto, testimonianze. Il libro – che ha come autore “The quakebook community” e come editore Our Man In Abiko – ha visto la luce in appena quattro settimane e, oltre ai testi inviati da quanti stavano vivendo il dramma, contiene un testo di Yoko Ono e lavori creati appositamente per il libro da autori come William Gibson, Barry Eisler e

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Il grande libro delle paure, di Emily Gravett

I libri per bambini dovrebbero sempre avere due requisiti: aiutarli a riflettere su un argomento o problema (piccolo o grande che sia) che influenza la loro vita e la loro crescita, ma anche stimolare la loro fantasia, grazie alla bellezza delle illustrazioni, belle appunto da ripercorrere più e più volte, immaginandole “animate” sotto i propri occhi. Se a questi due requisiti si aggiunge, come nel volume di Valentina edizioni Il grande libro delle paure, di Emily Gravett, anche il divertimento di poter giocare,mentre si sfoglia il testo, è il massimo. Devo innanzitutto dire che con questo volume vi troverete fra le mani (a me la cosa ha deliziato) delle pagine un po’ rosicchiate sui bordi. Infatti le paure di cui stiamo parlando sono quelle di topino (che, si sa, come tutti i suoi simili, è piuttosto goloso di carta). D’altronde anche in copertina c’è un buchetto attraverso il quale spunta il suo faccino (terrorizzato da un minuscolo ragnetto nella pagina accanto). Di certo questo topino ha un sacco di paure, quindi non appena si scopre di condividerne qualcuna (mai sobbalzato per rumori forti e improvvisi? Mai stati terrorizzati dai mostri sotto il letto?) tutto quel che bisogna fare è disegnare o scrivere la propria nello spazio vuoto sotto le illustrazioni. Ma oltre ai disegni, ci sono dei fantastici inserti incollati nelle pagine, come una vera mappa (rosicchiata) dell’isola della paura e vari ritagli della gazzetta del contadino, che riporta le notizie ad esempio della terribile signora Caciottella che si diverte a fare collezione…di code tagliate. Dura vita da topini! Emily Gravett Il grande libro delle paure Valentina ed. 12 euro Il grande libro delle paure, di Emily Gravett

Padre Lino, fortemente indiziato di santità, di Giorgio Torelli

“Un vero sovversivo. Scalzo”. Così Epoca, in un articolo del 1973 a firma Giorgio Torelli, descriveva padre Lino Maupas, francescano “dalmata di bazza lunga e sandali sfondati che marciò infaticabile nelle strade di Parma tra il 1894 e il 1924”. Padre Lino che proprio nel 1924 morì d’infarto, nella portineria dell’imprenditore Riccardo Barilla, da cui era andato insieme a un disoccupato a chiedere – come aveva fatto per molti altri – che gli desse un lavoro. Padre Lino è rappresentato perfettamente dai sandali usurati in copertina di questo libro di Torelli. Sandali che lo hanno accompagnato per chilometri e chilometri di strade, tutte girate in tondo per la sua Parma, sandali esausti a fine giornata, ai piedi del suo giaciglio in convento e, più tardi, sulle soglie delle celle degli ergastolani dove passò le notti per lunghi anni. La sua prima tomba di legno vollero costruirgliela tutti insieme, i “suoi” quattrocento condannati a vita, che ebbero il permesso di portarla a braccio fin fuori dal carcere (ritornandosene poi dentro senza che nessuno tentasse la fuga, come riportano le cronache di allora). Padre Lino che rubava. Rubava di tutto, alla mensa dei suoi confratelli: pane, abiti, legna, maglie, tutto il cibo che poteva, per distribuirlo ai suoi “contatti” poveri. Una mensa ambulante, praticamente. Finchè un giorno non si azzardò a rubare anche i tessuti usati per le cerimonie sacre: i preziosi purificatoi (dei “riquadri candidi per detergere i calici” e gli amitti, “i fazzoletti di bucato che i celebranti recano al collo”). Li portò in una soffitta, dove aiutò a partorire una ragazza madre che non aveva niente di suo. “Bene, benissimo, arcibene – commenta il suo gesto mons. Esilio Tonini nella prefazione – perché tutto serve a Dio. Il bene di Dio è l’uomo. Il corpo di una donna fa parte del Cristo”. Impensabili lezioni di umanità e vera religione da un frate col nasone, che se glielo offrivano non …

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Padre Lino, fortemente indiziato di santità, di Giorgio Torelli