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"Non ora, non qui" di Erri De Luca

Tra le mie mani la carta ruvida di un libretto rosso scuro con la copertina che ricorda un cretto sanguinolento di Alberto Burri . Si tratta di una “vecchia conoscenza” dal sapore salmastro. “Non ora, non qui” di Erri De Luca, ventiduesima versione ripubblicata ( e ampliata) nell’Universale Economica Feltrinelli, proprio in questo mese, avvento nostalgico di una nuova estate napoletana, carica di pollini e di profumi. Rispetto al testo originale del 1989, l’autore, forgiato da qualche decennio di esperienza letteraria, appare ancora più schietto ed immediato. Padrone di una prosa agli antipodi della facile retorica, di un procedere di …

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"Non ora, non qui" di Erri De Luca

"Di questa vita menzognera", Giuseppe Montesano

Cosa succede se una famiglia pseudo-camorristica, composta da strani personaggi, si mette in testa di trasformare la città di Napoli in un grande parco giochi a tema storico? Naturalmente il caos, perché, com’era prevedibile, se gli abitanti si lasciano inizialmente trascinare, perfino con un certo entusiasmo interpretativo, nella monumentale (e commercialissima) trasformazione, ciò non toglie che mantengano almeno una parvenza di normalità. Una sottile ribellione guidata dall’archeologo Scardanelli e dalla fedele Nadja, serpeggia nei vicoli del centro storico e complotta per opporsi ad uno smembramento innaturale, pronto a sacrificare secoli di storia per riportare la metropoli a fasti romani ricostruiti in plastica e gesso dorato. Ma in fondo il mondo alla rovescia descritto da Giuseppe Montesano , indimenticabile autore de “Il ribelle in guanti rosa” , nelle pagine fitte intitolate “Di questa vita menzognera” , non è poi così distante dalla realtà. Scenario sfigurato delle megalomanie dei nuovi imperatori Negromonte, ed esacerbato palco, per una modernità iconicamente kitsch, “strabordante” delle arroganze del potere e farcita dell’ebrezza del denaro, che non esita a dar bella mostra di sé, fino al parossismo del cattivo gusto. Mentre il monumentale progetto di Eternapoli procede a gonfie vele, e i rampolli saccheggiano le bellezze storiche dell’antica Partenope, il dandy Cardano, indegno marito di Amalia Negromonte, si consuma fra citazioni baudeleriane e paradisi artificiali. L’assurdità della famiglia, raccontata attraverso il punto di vista del suo segretario Roberto, assume punte di comicità amara e si dipana in riti educativi rovesciati, fino al climax della morte “dell’evangelico Andrea”, tragico innesco di una fine imminente, consumata a colpi di capitone. Non mi importava dove stavamo andando, volevo sapere se Nadja mi amava, e balbettando glielo chiesi. Ma la voce del Calebbano coprì la sua risposta, e vidi solo gli occhi che scintillavano sotto la mascherina. “…Noi non odiamo i nostri nemici, vogliamo amare tutti, e vogliamo che tutti condividano il nostro sogno. Bisogna amare ciò che il popolo ama e odiare ciò che il popolo…

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"Il torto del soldato" di Erri De Luca

Una figlia che si spoglia, letteralmente, assorbendo, fin nelle viscere, il peso del segreto assurdo e necessario, nel quale è nata. La protagonista de “Il torto del soldato” di Erri De Luca , mantiene una straordinaria distanza dalla storia che l’ha creata, dalla vicenda nera che perseguita quel genitore troppo vecchio e testardo per arrendersi. È proprio lei che lo segue, lei che lo preferisce alla madre, e lei che se ne prende cura. In una maniera silenziosa e quasi ascetica, ma non rassegnata, accoglie quel padre dal passato ingombrante e dagli oscuri misteri che lo perseguitano ovunque. Sotto una copertina rossa e spessa, che nasconde pagine ruvide, sta la storia di una donna, e di due uomini. Di una giovane austriaca, di un criminale di guerra ossessionato dalle corrispondenze della kabbalà, e dello stesso Erri De Luca, incarnazione del ragazzo ischitano che le ha insegnato il nuoto sul pelo dell’acqua e l’arte del galleggiamento. Partita assurda di somiglianze asimmetriche, che si staglia sul limitare di uno scontro muto tra i ricordi dell’infanzia e la scoperta atroce della verità. Emet in yiddish, lingua disperatamente viva, custodita in un udito esacerbato e con l’odio della sopravvivenza iscritto dentro. Una novella tutt’altro che buona, incisa nell’ombra angosciosa della persecuzione e costantemente ritrovata, nel susseguirsi di segni e di passaggi evidenti, ossessione dello scrittore e dell’anima tormentata che lo fronteggia come “Il Nemico”. Comunque definisse il suo servizio in guerra, comunque lo riducesse agli effetti di una sconfitta, per me restava certa e senza appello la sua colpa. Gli ho opposto la mia volontà di non volere alcuna spiegazione. Se le cose stanno come dice …

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"Io sono di legno" di Giulia Carcasi

Eravamo già stati di legno anche noi, ma era tanto tempo fa . Cinque anni da quelle parole, cinque anni di altre frasi e di altre indagini nel profondo solco delle pagine. Esplorazioni che si sono fatte anima, e hanno attraversato tutte le corde personali della volontà di lettura. Tutto questo per fare ammenda di una possibile “considerazione inattuale”, ma non credo esistano scarti se non quelli mentali, ed anche un testo di qualche anno fa, che ti ricade tra le mani, ha il sapore di una nuova scoperta. Ed eccoci di nuovo sulla soglia di questo libro della Carcasi , ad accarezzare la testa sfuggente di Mia ed a bere negli occhi di Giulia la solitudine di una madre che il suo amore non lo sa dire, ma solo leggere e scrivere. Figlia di amori furtivi, di generazioni di donne legate a doppio filo eppure così distanti. La storia di un rapporto come il loro, femminile e singolare nella sua unicità, passa attraverso un fiume di inchiostro e fogli di diario profanati. Impronta scura che con i suoi segni dice i profumi delle notti di attesa, le avventure del sabato sera e i ritrovi della domenica che, non a caso, danno inizio alla narrazione. Questa storia comincia di domenica e non poteva cominciare in un altro giorno. La domenica per te è un avanzo di settimana, per me è una zingara che fruga tra scatoloni e panni usati, che cerca roba ancora buona in mezzo a quello che è stato buttato via. Credo che i migliori propositi si facciano di domenica. Credo che le guerre finiscano di domenica. Credo che Ulisse sia tornato di domenica, dopo il ballo delle onde, è tornato a casa come torni tu, dopo il ballo delle onde, ogni domenica…

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