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Galignani a Parigi, il primo bookstore inglese del continente dal nome tutto italiano

E’ davvero curioso pensare che, camminando sul lato destro della trafficatissima Rue de Rivoli , tenendo sul lato opposto i Jardins de Luxembourg , e procedendo in direzione Place de la Concorde , al numero 244 ci si possa ritrovare faccia a faccia con una bella libreria dal nome italianissimo, ma che si fregia, su una delle due grandi targhe in pietra visibili dall’esterno, del titolo di “The First English Bookshop Established on the Continent” . Ma non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze contraddittorie perché, nonostante si trovi nel cuore di Parigi e sia specializzato in letteratura anglofona, il luogo che vi presentiamo ha il sangue italiano della famiglia Galignani della quale conserva traccia nell’insegna. Per ritrovare le origini di questa caverna di Ali Babà bisogna fare un salto indietro nello spazio e nel tempo, fino a ritrovarsi nella Venezia del 1520 , città nella quale i Galignani furono tra i primi a servirsi della stampa per diffondere i propri libri presso il grande pubblico. Di erede in erede la tradizione é sbarcata a Parigi agli inizi dell’800 grazie a Giovanni Arturo Galignani, che pensò bene di aggiungere all’attività editoriale la pubblicazione del Galignani’s Messanger , una testata sulla qual scrivevano i più grandi

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Virgin Francia, serie minacce di chiusura per la catena di megastore culturali

Virgin Francia sarebbe pronta ad abbandonare la sua forma attuale e il migliaio di persone impiegate sul territorio. Ormai é quasi fatta, sarà infatti depositato nella giornata di oggi il bilancio, operazione con la quale, dopo un periodo di trattative passato per l’incontro con il Ministre de la Culture Aurélie Filippetti e culminato in un Comitato straordinario d’impresa di questo inizio settimana, la direzione apre ufficialmente l’istanza di fallimento che metterà in stop i pagamenti arginando un debito che é già arrivato all’impressionante cifra di 22 milioni di euro (dei quali otto corrisponderebbero all’affitto del locale-faro della marca, quello che ospita l’ammiraglia degli Champs-Elysees). E le domande che si fanno un po’ tutti girano proprio intorno a quest’emorragia e al perché non si sia agito prima, dato che la concorrenza della vendita web e i nomi di Amazon e Apple , invocati dalla società d’investimento Butler Capital Partners che detiene la Virgin dal 2008, non bastano a giustificare lo stato attuale della situazione. Sull’insegna originariamente avviata dal miliardario britannico e presidente del gruppo Richard Branson, la cui costola d’oltralpe é stata acquistata nel 2001 dal gruppo francese Lagardere per poi passare al sopracitato Butler Capital Partners, pesano forti sospetti di cattiva gestione e della mancanza dei necessari investimenti. Ragioni sostenute dai sindacati che hanno indetto per le 13 di oggi una manifestazione che si terrà proprio dinanzi al negozio-sanguisuga degli Champs-Elysees, luogo-chiave e uno dei simboli del grande distributore di prodotti culturali che avevamo visitato qualche mese fa, per documentarvi l’accoglienza piuttosto freddina di “Cinquanta sfumature di grigio” in Francia . Un nuovo gigante dai piedi d’argilla che cede per non essersi saputo adattare al cambiamento. Nell’immagine un’impiegata del Virgin Megastore degli the Champs-Elysees tiene un cartello sul qual si può leggere “Venite a raggiungerci su Facebook nella lotta contro la chiusura del negozio” e protesta con alcuni colleghi contro il piano di tagli dinanzi all’ingresso, Parigi, 4 gennaio 2013. AFP PHOTO / LIONEL BONAVENTURE (Photo credit should read LIONEL …

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Parigi e la libreria Ulysse, scorci libreschi dell’Île Saint-Louis

Ogni pomeriggio parigino che si rispetti ha le sue tradizioni, e come rinunciare alla consolidata abitudine di dedicarsi alle attività culturali che ha ormai catturato un buon numero di abitanti della capitale? Non c’è niente di meglio, per assaporare la vera vita all’ombra della Tour, che lasciarsi andare alle passeggiate di scoperta, con l’occhio, e la macchina fotografica, ben pronti ad immortalare angoletti indimenticabili e spesso sconosciuti ai non autoctoni. Uno di questi sono le librerie dell’ Île Saint-Louis , isolotto situato poco lontano dalla più nota Île de la Cité (quella sulla quale si trova la cattedrale di Notre Dame , tanto per capirci), e attraversato da una caratteristica atmosfera d’altri tempi. Lambito dalla Senna e dalla storia, l’antico nucleo di Lutetia Parisiorum, è oggi una piacevole meta da riscoprire lentamente ed a piedi. Tra le sue caratteristiche viottole piene di lampioni vi si trova una singolare libreria, la prima ad essersi specializzata in letteratura di viaggio, che può vantare come padrino un esperto come il nostro Hugo Pratt . Si tratta di “Ulysse pays et voyages” , situata al civico…

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Architetture libresche parigine da Florence Loewy

A Parigi esistono pomeriggi autunnali dall’aria grigio-bluastra, brevi periodi di luce irreale che danno alla città lo charme del fantastico, dell’inesplorato e spingono a mettersi in cammino per assaporare l’atmosfera un po’ straniante che si respira tra gli edifici d’epoca. In missione con un’amica napoletana mi sono ritrovata in uno di questi vicoletti del Marais , a pochi passi dal museo Picasso, e lì la scoperta libresca della settimana: una libreria dalle improbabili architetture libresche, che vale ben più di una visita. Ecco come e perché abbiamo deciso di portarvi da Florence Loewy , casa dei testi d’arte, con annessa galleria specializzata in artisti emergenti. Perché difficilmente si riesce a passare dinanzi a queste vetrine, e soprattutto a quello che racchiudono, e resistere alla tentazione di curiosare e scattare qualche foto. Ci abbiamo provato per qualche istante, ma la voglia di mettere il naso era troppo forte e abbiamo varcato la soglia di questo “tempietto dalle interessanti architetture” situato a due passi da Saint-Paul . Un interno esaltante, non troppo grande a dire il vero (ma abbastanza rispetto agli standard locali), reso particolarmente caratteristico da tre gruppi di librerie in legno chiaro. Grandi scaffalature dagli angoli smussati progettate dagli architetti Dominique Jakob e Brendan McFarlane , autori di un allestimento che connota strettamente il bookstore. Il loro lavoro si inserisce perfettamente nello spazio, caratterizzandolo con blocchi luminosi come alveari dalle linee fluide adibiti all’esposizione dei libri, e che libri: perché la boutique, che all’occorrenza è anche casa editrice, possiede un’importante collezione di testi d’arte e di pubblicazioni di settore, tra i quali alcuni esemplari risalenti anche agli anni ‘60, proseguendo sullo stesso filone di estrema attenzione alle evoluzioni artistiche contemporanee riassunte nella precisazione gentilmente fornitaci della gerente: Si tratta di uno spazio interamente dedicato ai libri e alle fotografie, vi si trovano testi che non sono semplicemente libri sull’arte, ma spesso vere e proprie opere in edizione limitata. Una chicca per gli appassionati sono le “Bibliothèque Portables” , valigette metalliche numerate…

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