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Malacqua di Nicola Pugliese: quattro giorni di pioggia nella città di Napoli

La catastrofe della pioggia prolungata sulla città di Napoli “Quattro giorni di Pioggia nella città di Napoli in attesa che si verifichi un Accadimento straordinario” sono la cifra di un grigio ed umido inferno, che ha la misura di un tempo infinito di colate durante il quale la “Malacqua” di Nicola Pugliese invade la città del sole trascinando singolarmente gli abitanti in un’interminabile diluvio di riflessioni sull’esistenza, sviluppate a partire della notte di pioggia in cui sprofondò via Aniello Falcone nel 1969. Quella vita che procede bieca, senza fermarsi ad onorare i morti più di tanto, perché si sa che ogni volta che il cielo si accanisce Partenope risponde con palazzi interi mangiati dalle voragini di tufo e la rassegnazione è una cifra del codice genetico di questa gente, allo stesso tempo coraggiosa ed ignara, che brulica in una storia avara di punteggiatura, snocciolata da un cronista ironico eppure ancora incantato. Un racconto che procede pieno e rabbioso come l’acqua che un sistema fognario acerbo ed antico non riesce a smaltire, in un testo del 1976, edito l’anno dopo da Einaudi dopo il placito di Italo Calvino e da allora mai ripetuto fino al suo ritorno attuale. Una ristampa che metterà forse fine alle valanghe di fotocopie che gli studenti, e non solo, si passano regolarmente di mano in mano tra gli scranni universitari e riporterà sotto gli occhi di tanti una descrizione poetica e tagliente del mondo affacciato sul golfo. Perché con tono discorsivo che Pugliese, varcati i limiti identitari con un rituale richiamo che suona come…

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Io speriamo che me la cavo, la periferia di Napoli di Marcello D’Orta

Napoli è stata milionaria tante volte, la sua periferia invece resta immortalata soprattutto nel testo di Marcello D’Orta. Il testo del compianto Marcello d’Orta è stato un grande classico delle letture giovanili di tanti ragazzi italiani, a maggior ragione in provincia di Napoli, un ricordo che resterà negli anni nella memoria di un’intera generazione. Una raccolta di temi fantasiosi e tristemente reali, raccolti proprio da d’Orta nel suo decennio “al fronte” come maestro elementare ad Arzano . Documenti che a detta di colui che li lesse e corresse per poi raccoglierne sessanta nel libro intitolato “Io speriamo che me la cavo” : Colorati, vitalissimi, spesso prodigiosamente sgrammaticati e scoppiettanti di humour involontario, di primo acchito possono far pensare a una travolgente antologia di “perle”. Ma, per chi sa guardare, sotto c’è qualcosa di diverso e di più. Una saggezza e una rassegnazione antica, un’allegria scanzonata e struggente nel suo candore sottoproletario, una cronaca quotidiana ilare e spietata che sfocia in uno spaccato inquietante delle condizioni del nostro Sud. Il maestro Marco Tullio Sperelli, nuovo venuto dal nord e fresco trasferito per errore alla scuola Edmondo De Amicis di Corzano, Paolo Villaggio nell’adattamento cinematografico del 1992 firmato da Lina Wertmüller , il suo incontro con la realtà del napoletano, lo choc degli scugnizzi, dei ragazzini in strada e il lavoro minorile imperante, elementi di una realtà che a pochi anni dalla fine del millennio sembra quasi impossibile, eppure esiste ed in certi casi è ancora la stessa in molti comuni. Una specie di libro Cuore degli anni ‘90 e in versione napoletana, richiamato anche nel riferimento all’autore nel nome della scuola che dovrebbe essere frequentata proprio da quei ragazzini che invece sono …

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L’ultimo battito del cuore, un intenso romanzo di Valentina Cebeni

La metafora del giardino come simbolo della vita non è nuova nella letteratura, come anche nella spiritualità (basti pensare a tutto quello che scrive in quest’ultimo campo santa Teresa di Gesù Bambino). A questa metafora ricorre anche Valentina Cebeni nel suo romanzo d’esordio L’ultimo battito del cuore , in libreria per Giunti editore. Attraverso il giardino la protagonista riuscirà a lavorare su se stessa e a ritrovarsi. La storia narrata da Cebeni prende le mosse da una tragedia: Penelope, la protagonista del romanzo, perde in un incidente d’auto suo marito Adam. Erano sposati da poco e Penelope non riesce a capitarsi di aver vissuto così poco tempo con l’uomo che amava. Per farla riprendere, sua sorella Addison la porta a vivere con sé: ma le due donne hanno un carattere troppo diverso per andare d’accordo. Per fortuna che c’è Ryan, marito di Addison, costretto su una sedia a rotelle dopo un incidente. Penelope e Ryan – che hanno moltissimo tempo libero – decidono così di provare a sistemare l’incolto giardino che c’è dietro la casa. Il fatto è che tutti ti ripetono che devi andare avanti. Ti dicono che la vita è la cosa migliore che hai, che tanta gente fa sacrifici enormi per sopravvivere, e che quindi tu non puoi puntare i piedi come un ragazzino. […] Ti ripeti che nessuno capisco, che alla gente non importa…

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L’ultimo battito del cuore, un intenso romanzo di Valentina Cebeni

Gli sdraiati di Michele Serra

E’ appena uscito per Feltrinelli il nuovo libro del giornalista e autore Michele Serra, un’opera dolce/amara dedicata ai padri contemporanei, che unisce le esperienze di tanti uomini della sua generazione. Michele Serra , oltre ad essere giornalista e autore di libri, oltre ad essere co-autore della trasmissione di Fabio Fazio, è anche -o forse, soprattutto- un padre ; e la sua nuova fatica letteraria è dedicata alle relazioni tra i padri contemporanei ed i loro figli adolescenti. Gli sdraiati appunto, uscito da circa una settimana per Feltrinelli. L’opera interessa un po’ tutti perchè concentra alcuni temi fondamentali della genitorialità post-moderna : la sindrome di abbandono del nido, la scarsa autorevolezza, l’iper-connessione e la comunicazione con figli ancora piccoli dentro ma spesso e

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