Tag Archives: narrativa-italiana

Un posto anche per me di Francesco Abate

Abate narra la storia tenera e spietata di un dimenticato. Peppino , sangue sardo arrivato dalla Svizzera ancora piccolo e catapultato in una capitale piena di gente e in una famiglia tutta storta, con il padre-idolo Bruno chiuso in galera, due nonne, anzi in realtà una nonna “giovane” e l’altra “vecchia” che è in realtà bisnonna, i suoi che lo mettono a pensione dalle suore, dette Ciliegine, con Madre Binocolo e Madre Tempesta, striscioline di un mondo racchiuso in “Un posto anche per me”. Peppino grassottello e rassicurante nella penna di Francesco Abate . Peppino che ufficialmente si occupa delle consegne per il ristorante “Nuraghe Blu” e trascorre la notte trascinandosi di autobus in autobus grazie al suo “abbonamento degli auti”. Peppino che non può dimenticare il cappello di lana, perché c’ha la sinusite e l’umido che cala col buio aggredisce la testa e si mangia i pensieri, come un dolore sordo che solo il ricordo di alcune amicizie vere, come quella con Wahid, ed altre che sfiorano il sentore dell’amore, che porta il nome di Marisa, compagna di scuola che ritorna in altri volti, riescono a lenire. E la colonna sonora di questa vita trasparente, che circonda la silhouette ben meno eterea del protagonista, vestito con un abito elegante, il cappotto comprato dallo zio e le scarpe da ginnastica dei cinesi che danno un tocco fashion e “sdlammatizzano l’insieme”, come afferma la commessa cinese che le ha vendute è un’insieme di brani composti da Stefano Guzzetti , tranne ‘Un posto’ e ‘FB (Pischelli)’, firmati da Guzzetti e Irene Nonis , e ‘Nei nostri luoghi’ dei Subsonica , di musiche che accompagnano i segreti…

Leggi il seguito:
Un posto anche per me di Francesco Abate

Festivaletteratura 2013: intervista a Cristiano Cavina

Quattro chiacchiere con Cristiano Cavina, al Festivaletteratura di Mantova. Seduti ad un caffé, nella già calda mattina mantovana, abbiamo incontrato Cristiano Cavina , in una conversazione che ci ha permesso di approfondire alcuni punti del suo ultimo libro “Vietato imprigionare i sogni”, pubblicato proprio in questi giorni e al quale saranno dedicati alcuni appuntamenti . La storia di uno dei tanti alter ego di questo “quasi quarantenne” con le scintille negli occhi che, dopo tanti successi letterari, sembra quasi convincersi di esser diventato uno scrittore, pur preferendo, per sua stessa precisazione, la definizione di narratore. Il Festivaletteratura come propulsore. La tua esperienza. Devo esser sincero. La prima cosa alla quale penso è mio figlio. Perché è nato quando io ero qua, prematuro. Doveva arrivare a fine ottobre ed è nato ad inizio settembre. In una domenica mattina nella quale avevo un incontro e che naturalmente non ho fatto perché son corso a Ravenna a vedere il mio bimbo che era nato in anticipo. La prima cosa che mi viene in mente di Mantova è Giovanni. E poi tante altre. Ho giocato a scacchi contro Boris Spassky. Mi ha insegnato a giocare il prete di Casola, e lui mi ha fatto anche i complimenti. Dopo venti mosse mi ha detto qualcosa tipo “non so se sei un genio o sei scemo”. Alla fine ha avuto la certezza che ero scemo perché ho provato a vincere e naturalmente ho perso clamorosamente. E’ bello perché qui ci sono i lettori che vengono a parlarti. E io che non avrei mai pensato di andare un giorno al Festival di Mantova, ho viaggiato per “Scritture Giovani” in tanti Festival d’Europa e poi sono stato anche invitato al principale. E’ stata forse la prima volta che quasi quasi pensavo di essere uno scrittore , e invece non lo sono, al massimo sono un narratore. Però direi che per un ragazzo cresciuto studiando ai tavolini del Bar Nuovo di Casola Valsenio …

Altro:
Festivaletteratura 2013: intervista a Cristiano Cavina

Mamellata di prugne di Patrizia Fortunati, una vita segnata da Chernobyl e dai viaggi in Italia

Lyudmila non ha più l’età, e di certo nemmeno la spensieratezza del gioco. La sua lunga e difficile esistenza si è impressa nei suoi occhi, nei capelli e nelle mani. Tutto il suo corpo paga quello scotto che gli viene dall’esser nato “nella parte sbagliata del mondo”, eppure i ricordi non sono tutti oscuri. È lei la protagonista di “Mamellata di prugne” di Patrizia Fortunati , lei e il peso dei decenni che si porta dietro. Tante le parentesi di gioia che riportano quest’ucraina novantenne, ferma sulla sua…

Leggi il seguito:
Mamellata di prugne di Patrizia Fortunati, una vita segnata da Chernobyl e dai viaggi in Italia

Nera di Malasorte di Marco Della Croce

Il testo riporta nel lancio la dicitura “Una storia tra giallo e protesta” ed effettivamente gli ingredienti promessi ci sono entrambi, da una parte gli artifici letterari del giallo, sullo sfondo delle ultime settimane d’inverno a La Spezia, dall’altro la ribellione, che si diffonde velocemente tra la gioventù cittadina, in un 1969 che acuisce il vento di libertà che come una burrasca, ha cominciato a spazzar via già dall’anno precedente, molti dei cardini di una società ormai stantia. Ma naturalmente ci sono anche i morti, come in tutti i gialli che si rispettino. E sono cadaveri sporchi, da maneggiare con cautela, che portano a galla un insieme di miserie umane che si era cercato di dimenticare nel dopoguerra. A scavare in un passato torbido la polizia naturalmente, ma anche un insieme di soggetti paralleli e molto meno ufficiali. Tra rivoluzione giovanile e echi di un passato oscuro che rimonta agli orrori dell’ultima parte della seconda guerra mondiale, il commissario pisano Simone Sbrana , sul quale pesa, nonostante la giovane età e l’ottimo fiuto investigativo, una colpa professionale non indifferente per la sua breve carriera, sbobinerà l’accaduto con l’aiuto del fedele dell’appuntato Eugenio Russo, per tutti Gegè, da Napoli/Rione Sanità, una macchietta davvero piena di risorse che spalleggerà Sbrana in tutto e per tutto, rivelandosi ben …

Continua a leggere:
Nera di Malasorte di Marco Della Croce