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La Congiura Machiavelli di Michael Ennis, un thriller immerso nel sanguinario universo dei Borgia

I Condottieri, Cesare Borgia, il Guicciardini, amanti, geni, e un segreto sepolto in una delle opere letterarie di strategia per eccellenza: “Il Principe”. “La Congiura Machiavelli” di Michael Ennis è un autentico concentrato alchemico di complotti a sfondo storico. Costruito intorno all’assassinio di Juan Borgia , duca di Gandia, figlio illegittimo prediletto di Papa Alessandro VI° ucciso il 14 giugno 1497, il romanzo chiama in causa alcune tra le figure più rilevanti dell’epoca costruendo un improbabile terzetto investigativo composto dalla bella cortigiana Damiata, costretta sotto ricatto a giocare il ruolo della Mata Hari ante litteram, ma supportata nella sua avventura investigativa da una coppia di taglia incarnata “dall’inquietante diplomatico fiorentino Niccolò Machiavelli e dall’eccentrico ingegnere militare Leonardo da Vinci “. Dopo l’introduzione tratta da William Harrison Addington, “Cesare Borgia: A Study of the Renaissance” (Cesare Borgia: Uno studio del Rinascimento), pubblicata a Londra 1903, che chiarisce il contesto della storia, i lettori si ritrovano dritti al centro dell’azione e tirati in ballo nella girandola di eventi che coinvolgerà i protagonisti legati a vario titolo in uno dei crimini più famigerati del Rinascimento, che nell’autunno del 1502 restava

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Da Pirandello l’addio al 2012 con le ultime parole di Uno, Nessuno e Centomila

E l’aria è nuova. E tutto, attimo per attimo, è com’è, che s’avviva per apparire. Volto subito gli occhi per non vedere più nulla fermarsi nella sua apparenza e morire. Così soltanto io posso vivere, ormai. Rinascere attimo per attimo. Impedire che il pensiero si metta in me di nuovo a lavorare, e dentro mi rifaccia il vuoto delle vane costruzioni… Un grande termine per un debutto sfolgorante e privo di memoria. Le ultime parole di Vitangelo Moscarda , antieroe del capolavoro di Pirandello “Uno, nessuno e centomila”. Se avevamo salutato la mancata apocalisse, annunciata dalla fine del tredicesimo Baktun del Calendario Maya, ricorrendo alle nefaste profezie frasi finali de “La coscienza di Zeno” ecco che, coerentemente con una démarche di ripresa dei grandi classici nostrani, per augurarvi “una buona fine per un miglior inizio”, abbiamo scomodato un altro pilastro della letteratura italiana del ‘900. Romanzo dell’estrema fratturazione dell’Io, e consapevolezza della perdita del tradizionale punto di riferimento dell’oggettività, “Uno, nessuno e centomila” resta la grande avventura, enunciata nella prima parte del secolo, per poi prolungarsi fino ad oggi, attraverso le innumerevoli frammentazioni identitarie di un’esistenza costantemente in bilico tra i mille universi incrociati, paralleli e

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Caro Babbo Natale, un libro francese per festeggiare mezzo secolo di letterine

Eccovi la conferma che, anche nelle nebbie dell’iper-contemporaneo, siamo ancora in atmosfera natalizia… Come dimostra l’eco dei festeggiamenti per i cinquant’anni del servizio delle Poste Francesi dedicato proprio alle famose letterine, che compie cinquant’anni di attività con un bel libro di Jean-Pierre Guéno . E se dietro l’operazione non ci sono veri e propri folletti, nel secrétariat du Père Noël , apposito ufficio di Libourne (nella regione della Gironde), destinato ad accogliere le lettere dei numerosi piccoli desiderosi di corrispondere con Babbo Natale , l’operosità resta una caratteristica di tutti gli 80 impiegati, ben consci dell’enorme mole di lavoro da compiere nel tempo limitato della fine dell’anno. Perché se ai mittenti basta scrivere sulla busta “Père Noël”, per essere sicuri che arriverà a destinazione, anche senza francobollo, ciò non toglie che il merito sia della bella iniziativa de La Poste lanciata nel lontano 1962 e passata, dai 6000 invii di

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Victor Hugo in un nuovo adattamento cinematografico del filosofico L’Homme qui rit

“L’uomo che ride” è stato un fiasco dell’epoca, scritto in esilio e ultimato in sedici mesi, quando fu pubblicato in due tomi nell’aprile del 1869, ben pochi riuscirono a coglierne le potenzialità drammatiche ed escatologiche, e cimentarsi nella versione cinematografica (già tentata a più riprese e consolidata anche da nell’omonimo film italiano del 1966 diretto da Sergio Corbucci e ambientato nell’entourage di Lucrezia Borgia) rappresenta ancora oggi un’avventura altamente rischiosa nel quale ben pochi si sarebbero imbarcati. Uno di questi è Jean-Pierre Améris , regista francese di un certo spessore, che ha rilevato la sfida del metter in scena una delle più oscure opere di Victor Hugo , chiusura dell’edizione 2012 della Mostra di Venezia. Perché già l’intreccio del libro non è cosa da poco. In una notte di tempesta due orfanelli vengono accolti nella baracca ambulante di Ursus, vagabondo filosofeggiante che vive con un lupo addomesticato girando l’Inghilterra. Si tratta di un ragazzino dal viso sfregiato in un perenne sorriso, di nome Gwynplaine e di una neonata cieca strappata…

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