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Terronian Festival: l’attenzione alla cultura per ribaltare i luoghi comuni

Terroni vuole dire prendere coscienza delle condizioni di isolamento e di minorità a cui è stata relegata una parte del territorio e della popolazione italiana. Così Pino Aprile (autore di Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del sud diventassero meridionali e di Giù al Sud. Perché i terroni salveranno l’Italia entrambi pubblicati da Piemme, rispettivamente nel 2010 e nel 2011) spiega sinteticamente il significato del Terronian Festival , un evento che ha riunito, con una buona dose di ironia, l’eccellenza della cultura e della vita meridionale, per fare il punto su una realtà tanto ricca e bella come quella del Sud. E a margine di questo interessante Festival c’è da riportare un’affermazione di Pino Aprile che, al blog di Beppe Grillo , così parla dell’unità d’Italia: Il problema non è se l’Italia debba essere unita, credo che non ci siano dubbi su questo, noi ci sentiamo tutti italiani, anche orgogliosi delle nostre stupende meravigliose differenze che ci arricchiscono, differenze di cultura, di lingue perché alcuni dialetti non sono dialetti, sono vere e proprie lingue che hanno prodotto una letteratura autonoma etc., ma tutto ciò non indebolisce in nulla, anzi rafforza il nostro essere italiani così diversi, così simili. Non si discute sul fatto che ci sia un’Italia, si discute sul fatto che non la si sia voluta fare perché la verità è questa, non è mai stata fatta, è stata unificata da nord a sud, tenendo il sud sotto schiaffo. A volte iniziative culturali come quelle del Terronian Festival sono utili per (ri)mettere in moto il cervello, riflettere su quanto succede e non dare per scontato nulla: l’atarassia della mente è la morte della cultura. Terronian Festival: l'attenzione alla cultura per ribaltare i luoghi comuni

Le parole del nostro destino, di Beatriz William

Un salto nel tempo, una narrazione a doppio binario che lega protagonisti uniti dai loro nomi e dal destino, ma separati da parecchi decenni. Stretti oltre ogni ostacolo, Kate Wilson, venticinquenne, testarda e indipendente analista originaria del Wisconsin e Julien Laurence, fondatore e guida della società finanziaria Southfield, famoso scapolo d’oro della city dal carattere tanto determinato nel lavoro quanto misterioso e riservato nella vita privata. “Un’autentica leggenda” imparentata fin troppo da vicino con il capitano Ashford, eroe della prima guerra mondiale, autore del poema “Oltremare” ufficialmente disperso durante un’incursione. Sono proprio sue le “parole del destino” evocate già nel titolo del libro della scrittrice Beatriz William , i versi di una storia d’amore eterno, arrampicato fra i prati dell’Inghilterra, nutrito di addii in treno, di notti di passione nel villaggio francese di Amiens nel 1916, di coincidenze e di forzature estreme ai limiti dello spazio fisico, per una favola dolcissima che non smette di rincorresi tra Wall Street, Manhattan, New York e il Connecticut, in viaggi oltre ogni confine possibile, per ricadere ogni volta nella certezza di uno sguardo condiviso. Ora sembrava disteso, sollevato: finalmente tutto era venuto allo scoperto. In quel momento provai una sensazione stranissima, come se il mondo intero mi si spalancasse davanti. Il pensiero che quella rivelazione sconvolgente non fosse affatto spaventosa, ma positiva, illuminante. Capii che trovarmi seduta sul divano, accanto a quell’uomo straordinario, radioso e maestoso quanto un giovane principe, significava aver ricevuto, senza alcun merito, un dono prezioso che avrei impegnato anni a scoprire in tutta la sua complessità. Via | Editrice Nord Le parole del nostro destino, di Beatriz William

"Rapporto in scala 1:1" di Giuseppe Foderaro

A partire da una citazione di Michel Houellebecq, l’ultimo libro di Giuseppe Foderaro , per Sangel edizioni , si accende a partire da un tragico evento, verificatosi proprio a due passi da una delle metropoli italiane più rappresentative. Sul palco consunto dell’aeroporto di Malpensa si consuma un fatto di sangue dalle rilevanti dimensioni, e il capoluogo meneghino, trascinato nel vortice degli attentati terroristici di matrice islamica, e divorato dalle inquietudini derivanti e già ampiamente suggiacenti, diventa lo scenario di un’inchiesta parecchio complicata. Un groviglio di serpi annidate nel cuore della pianura padana, sordide appendici sud-europee di fanatismi mai sopiti, del quale si occupano l’investigatore Sauro Badalamenti (ex-galeotto incastrato tra un animo gentile e un cognome da mafioso), con l’antropologa forense (nonché focosa amante) Miranda Venegoni, indiscussa mente del Lobonof, sigla misteriosa che “malnasconde” il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forenze dell’università degli Studi di Milano, nonché il vice commissario della Polizia di Stato Augusto Melchiorri. Una triade imbattibile, impegnata nell’assidua ricerca dei colpevoli, e delle loro ragioni, tra corse, ville sul lago, scenari di pace interrotta, pericolosi giochi di seduzione, inimmaginabili malintesi e rituali scontri di forza tutt’altro che metaforici, per un Foderaro che sfoggia tutta la sua maestria, già portata in primo piano da “Torre di Controllo” in una nuova storia “dell’inquilino di Piazza de Angeli”. Quando sono qui preferisco immaginare che tutto il resto del mondo non esista. Non voglio più sapere nulla di truffe, di reati, di odio e di violenza. Ed è proprio pensando a tutto quello che è accaduto, a tutto quello che ho…

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"Rapporto in scala 1:1" di Giuseppe Foderaro

"Rapporto in scala 1:1" di Giuseppe Foderaro

A partire da una citazione di Michel Houellebecq, l’ultimo libro di Giuseppe Foderaro , per Sangel edizioni , si accende a partire da un tragico evento, verificatosi proprio a due passi da una delle metropoli italiane più rappresentative. Sul palco consunto dell’aeroporto di Malpensa si consuma un fatto di sangue dalle rilevanti dimensioni, e il capoluogo meneghino, trascinato nel vortice degli attentati terroristici di matrice islamica, e divorato dalle inquietudini derivanti e già ampiamente suggiacenti, diventa lo scenario di un’inchiesta parecchio complicata. Un groviglio di serpi annidate nel cuore della pianura padana, sordide appendici sud-europee di fanatismi mai sopiti, del quale si occupano l’investigatore Sauro Badalamenti (ex-galeotto incastrato tra un animo gentile e un cognome da mafioso), con l’antropologa forense (nonché focosa amante) Miranda Venegoni, indiscussa mente del Lobonof, sigla misteriosa che “malnasconde” il Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forenze dell’università degli Studi di Milano, nonché il vice commissario della Polizia di Stato Augusto Melchiorri. Una triade imbattibile, impegnata nell’assidua ricerca dei colpevoli, e delle loro ragioni, tra corse, ville sul lago, scenari di pace interrotta, pericolosi giochi di seduzione, inimmaginabili malintesi e rituali scontri di forza tutt’altro che metaforici, per un Foderaro che sfoggia tutta la sua maestria, già portata in primo piano da “Torre di Controllo” in una nuova storia “dell’inquilino di Piazza de Angeli”. Quando sono qui preferisco immaginare che tutto il resto del mondo non esista. Non voglio più sapere nulla di truffe, di reati, di odio e di violenza. Ed è proprio pensando a tutto quello che è accaduto, a tutto quello che ho perso, a tutto quello che forse non ho mai avuto che, quando sono nel mio rifugio sul lago, mi sento sempre più grato a Dio per questo panorama incantevole e per questa pace sommessa, forse indolente, ma davvero apprezzabile. Solo qui per me, la vita sembra riprendere un’altra dimensione, un maggior respiro, una sua prospettiva. Tutte le nefandezze di Milano sembrano ritornare in scala 1:1 a…

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"Rapporto in scala 1:1" di Giuseppe Foderaro