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Vent’anni senza Massimo Troisi: 5 libri per ricordarlo

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Vent’anni senza Massimo Troisi: 5 libri per ricordarlo

Matilde Serao, la scrittrice che ruppe molte convenzioni

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Matilde Serao, la scrittrice che ruppe molte convenzioni

Temporale di mietitura, una poesia di Conrad Ferdinand Meyer

In questa penultima domenica estiva del 2013 il pensiero va alle belle giornate dell’estate, e, in particolare, a quelle in cui sembrava che stesse lì lì per piovere e invece poi il sole è tornato a splendere. Lo scrittore svizzero Conrad Ferdinand Meyer (1825-1898) racconta di uno di questi temporali estivi. Da buon appartenente alla corrente letteraria del realismo (“rappresentazione di situazioni, ambienti, epoche su carta in modo tale da renderli reali a chi legge, e da favorire l’individuazione da parte del lettore di contesti reali”, dice Wikipedia) descrive un temporale del tempo della mietitura ma, più ancora, la sua poesia è un inno al desiderio amoroso. Quasi un amore immerso in una dimensione che tutto avvolge, con gli elementi rappresentanti (i covoni d’oro del grano, la vampa ardente dell’estate) che diventano simboli dell’amore stesso, amore che trova la sua massima esaltazione in quella ragazza piena di gioia e “dai capelli disfatti”. Temporale di mietitura Un lampo inatteso. La carretta vacilla. Sotto i covoni ammassati, all’improvviso, schizzano ragazze, che si gettano urlando nella notte. Un altro lampo. Su un covone d’oro troneggia una ragazza insolente, che non s’è lasciata cacciare: ha la nuca sferzata dai capelli disfatti. Alza un bicchiere colmo a braccio teso e nudo, si direbbe che brindi alla vampa ardente che l’attornia, e lo vuota d’un sorso. Poi lo getta lontano nel buio e se ne scappa a sua volta. Ancora un lampo. Due cavalli neri s’impennano. Schiocca la frusta. Si mettono al tiro. Nient’altro. Temporale di mietitura, una poesia di Conrad Ferdinand Meyer

Philip Roth si confessa a Le Monde: "non voglio più esser schiavo della letteratura"

L’annuncio shock ve lo avevamo già fatto presente a metà novembre, quando la sua decisione di “smettere di scrivere” , comunicata in primis a Nelly Kapriélian, una giovane giornalista della rivista francese Les Inrockuptibles , aveva fatto scorrere oceani d’inchiostro, velati da poco sottili sospetti di operazioni per il rilancio editoriale di una produzione già abbastanza nota. A poca distanza dalla polemica sulla correzione della sua pagina Wikipedia , i colleghi di Le Monde sono ritornati ad interrogare lo scrittore a New York. Ne è venuta fuori un’intervista approfondita e ricca di spunti, nella quale Roth non si dichiara assolutamente pentito e, “in giorni di gran rifiuti”, difende con sicurezza le ragioni del suo ritiro senza esitare ad annunciare provocatoriamente: “non voglio più esser schiavo della letteratura!” . Dalle sue risposte mai elusive, sembra che Roth si stia ormai dedicando con grande impegno alla preparazione dei materiali per la sua biografia , …

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