Il gioco degli specchi, di Andrea Camilleri

E po’ il commissario era arraggiato con se stisso macari pirchì l’aviri tinuto tra le vrazza ‘na beddra fimmina l’aviva mittuto ‘n agitazioni come a un adolescenti. Come se era la prima volta che gli capitava. E allura che forsi la vicchiaia potiva essiri ‘na regressioni verso la gioventù? No, quanno mai, casomà era un avanzamento verso l’imbicillità. Passano gli anni anche per il commissario Montalbano, ma le conseguenze non sono poi così evidenti: non cambia ad esempio il suo proverbiale appetito che si scatena di fronte ai piatti di Adelina e del ristorante dell’amico Enzo. Non cambiano le “azzuffatine” di gelosia con Livia durante le telefonate della buona notte e i sussulti del fedele Ormone per colpa del quale il corpo del Commissario, discolo, in certe situazioni compromettenti non obbedisce più ai comandi del cervello. Semplicemente, man mano che invecchia – e lo notiamo, naturalmente, negli ultimi romanzi che lo vedono …

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