La mano che teneva la mia, di Maggie O’ Farrell

Sbatte le palpebre e si sforza di guardare altrove…E’ come mettersi una maschera, guardare sott’acqua e vedere un altro mondo che, a quanto pare, a sua insaputa è sempre esistito, sotto una superficie piatta e imperscrutabile. Un mondo che brulica di vita, creature e significato. E’ uno strano baluginio quello che prende gli occhi di Ted, neo papà a cui spesso si sovrappongono alla vista scene di vita venute da chissà dove. Gli succede anche ora, in età adulta, come leggiamo in La mano che teneva la mia, dopo il trauma forte della nascita del piccolo Jonah, a cui si è deciso tardi a dare un nome, visto che il piccolo si stava portando via la vita della mamma, la sua Elina. Alla storia di Ted e Elina si sovrappone, nella narrazione di Maggie O’Farrell, quella della caparbia ventenne Lexie – Alexandra detta Sandra – ribattezzata così dall’eccentrico Innes, che va a fermarsi con la sua auto proprio davanti casa sua, al confine fra Devon e Cornovaglia, in un bel giorno degli anni ‘50 …

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