Nessuno sa di noi, di Simona Sparaco

Ci sono alcuni argomenti di cui si parla poco o niente, vuoi per pudore, vuoi per timore. Uno di questi, per esempio, è l’aborto terapeutico, soprattutto se spinto alle estreme conseguenze. Se Oriana Fallaci in Lettera a un bambino mai nato aveva affrontato il tema dell’aborto e del dolore di una madre (per inciso, è stato il primo libro della Fallaci che ho letto), ora Simona Sparaco in Nessuno sa di noi torna a parlare di questo argomento, spesso ritenuto tabù, e lo fa con un romanzo forte, intenso, che lascia il segno. Intervistata da Vanity Fair , Simona Sparaco dice la sua sul perché di questo tema non si parla: Perché, come hanno detto alcune persone che hanno letto il mio romanzo prima della pubblicazione, è un tema troppo violento. Ma in realtà io credo che la violenza sia un’altra cosa. Perché Misseri va in Tv? Qual è la vera violenza? Io da scrittrice penso che la letteratura sia una partita a scacchi tra gli esseri umani e l’oblio. In questo romanzo il silenzio non è solo un silenzio esistenziale, ma anche un silenzio sociale che è pericolassimo, perché è lì che nasce il pregiudizio. E i suoi figli: il senso di colpa e la vergogna. Nessuno sa di noi racconta la storia di Luce e Pietro che si recano dalla ginecologa per fare una delle ultime ecografie prima del parto. La gioia è tangibile e ci pensa la dottoressa a fenderla con una lama affilata dando loro una notizia tremenda: il piccolo Lorenzo è “troppo corto” e risulterà affetto da …

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