L’esecutore, di Lars Kepler

L’esecutore di Lars Kepler, appena uscito per Longanesi, dà un altro colpo di spugna a una Svezia che nell’immaginario collettivo, almeno in quello italiano, è sempre stata considerata come civilissima; un miraggio; immune da certe dinamiche. Ed è chiaro che, per molti versi, lo è per davvero. Tuttavia, il ritratto che viene fuori da questo thriller, non è affatto lusinghiero: stando ai dati, la Svezia è l’ottavo paese esportatore di armi. «Ogni giorno vengono prodotti trentanove milioni di proiettili per diversi tipi di armi. […] le spese militari nel mondo ammontano a 1226 miliardi di dollari all’anno. […] I nove maggiori paesi esportatori di armi convenzioinali nel mondo sono i seguenti: USA, Russia, Gran Bretagna, Germania, Francia, Paesi Bassi, Italia, Svezia e Cina». Ciò è quanto leggiamo nelle ultimissime pagine del libro e, come si vede, nemmeno noi siamo stinchi di santo. In ogni caso, classifiche a parte, è con questo mondo che l’ispettore Joona Linna, lo abbiamo già conosciuto nell’Ipnotista, dovrà scontrarsi. Penelope Fernandez, invece, è una pacifista e attivista. Dopo aver partecipato a un disastroso talk show televisivo, va in barca con il ragazzo, Björn. Viola, la sorella minore di Penelope, ha appena lasciato il ragazzo e così decide di unirsi ai due, ma decide anche di rimanere in barca …

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Diamo un po’ di numeri sugli eBook

Sempre più spesso si parla di eBook che, anche per l’Italia, sono diventati una realtà con la quale bisogna confrontarsi. Il discorso non va nella direzione di una sorta di lotta tra cartaceo e digitale, dal momento che si tratta di due realtà coesistenti, ognuna, ovviamente, con le proprie peculiarità. Dei libri cartacei siamo abituati a parlare e ne conosciamo la presenza e la “sostanza”. Per quel che riguarda gli eBook, invece, quali sono i dati? Ecco un po’ di numeri: 1.091.000 italiani sopra i 14 anni hanno letto almeno un eBook; oltre 2 milioni di italiani, inoltre, si ritengono lettori anche se il supporto per la lettura non è più il cartaceo; 665mila italiani nell’ultimo anno hanno acquistato un eBook; 5.900 sono i titoli totali di eBook in italiano (articoli di riviste scientifico-accademiche esclusi), pari all’1,5% dei titoli rilevanti per il mercato; poco, si dirà, rispetto al 9% degli USA, ma se si pensa che a gennaio 2010 i libri erano 1,619 pari allo 0,4% il salto…

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Gatti nell’arte, di Stefani Zuffi

Secondo uno spiritoso aforisma dello scrittore inglese P.G. Wodehouse, il gatto non ha mai completamente superato il complesso di superiorità dovuto al fatto di essere stato venerato come un dio dagli antichi Egizi. Una strenna di Natale ideale da regalare a chi ama i gatti : “Il gatto nell’arte”, questo bel librone in carta patinata di oltre 350 pagine, che ci riporta le riproduzioni delle più grandi ‘firme’ dell’arte che nelle loro opere hanno immortalato l’adorabile quattrozampe. Innanzitutto nella pittura, ci ricorda l’autore – lo storico dell’arte Stefano Zuffi – “come è nella sua natura, il gatto raramente si erge a protagonista: più spesso, per accorgersi della sua presenza bisogna osservare con calma, aguzzare lo sguardo”. Il gatto è spesso “perso nei suoi percorsi”, estraneo a quello che sta accadendo sulla scena. Ci trasporta in un’altra dimensione: la sua. Dalle statuette della dea gatta Bastet “venerata per avere un parto sereno e un puerpuerio senza rischi”, passiamo alle immagini degli splendidi affreschi di Pompei del dio Bacco, che col sottofondo di un bel ‘rosso pompeiano0, appunto, ha ai suoi piedi un bel felino. Durante il Medioevo invece il gatto viene raffigurato in una duplice veste: “da un lato come l’invidiabile e serafico satrapo domestico, geloso custode del proprio benessere; dall’altro, l’animale notturno, inafferrabile, feroce e inquietante”, e in questa veste appare ad esempio nelle splendide miniature medievali inglesi. Il gatto viene raffigurato anche nei primi dipinti d’arte sacra – ricorrente cane e gatto in lotta sotto il tavolo dell’Ultima Cena, per molti pittori – mentre durante il Rinascimento diventa &#…

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Storia di un albero di Natale, di Lydia Devos e Arnaud Madelénat

Ho deciso di parlarvi di questa ‘Storia di un albero di Natale’ perchè è davvero una delle più originali, sul tema delle festività, che mi è capitato di incontrare. Ci troviamo infatti di fronte alla voce narrante di un giovane e ambizioso abete, cresciuto nel bell’odore pungente della neve di montagna e riparato dalle piogge scroscianti troppo violente dai dolci rami puntuti del nonno, che lo sovrasta protettivo. Questo bell’abete però sente che vuole vivere il clima elettrico della città, le sue luci convulse, il calore della presenza umana. Si infiltra in lui una strana nostalgia, durante le giornate di sconfinato silenzio, lassù sul monte. Diventando un abete di città, diventerà l’orgoglio della sua stirpe, e gli uomini lo ammireranno, decorandolo di luci e rendendolo sfavillante. Abete non vuole sentire neanche gli avvertimenti di Pettirosso, e quando gli uomini, alla vigilia delle feste, scelgono di tagliare proprio lui, né è fiero. Soffrirà in silenzio rattrappendo le radici in un angusto vaso. Sentirà la secchezza della sete. Ma riuscirà a diventare protagonista di un Natale speciale, in una casa ricchissima di doni e decorazioni. Si sentirà davvero un albero fortunato. Finchè non finiscono le feste e… Una storia – come avrete capito dal mio trasporto emotivo – ben scritta. E suggestiva, grazie anche alle sue illustrazioni, ognuna dei piccoli ‘quadri’ ricchi d’atmosfera. Lydia Devos; Arnaud Madelénat Storia di un albero di Natale Jaca Book 14,50 euro Storia di un albero di Natale

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