Nemesis. L’Ordine dell’Apocalisse, di Francesco Falconi

Nemesis. L’Ordine dell’Apocalisse , di Francesco Falconi , è un romanzo per ragazzi e YA che, pur non essendo propriamente paranormal romance, e rimanendo nell’ambito dell’urban fantasy, vede la storia d’amore tra i protagonisti in deciso rilievo. Personaggi e contesto – pur seguendo la nuova tendenza internazionale “ angelico/demoniaca “, quella, cioè, che sta cercando di “soppiantare” la radicata… vena vampirica – hanno qualcosa di particolare. Innanzi tutto il luogo in cui le vicende si svolgono: siamo, infatti, sulle Highlands scozzesi , scelta d’elezione delle più classiche storie di… lupi mannari ( Martin Millar – per citare un autore YA tra i più noti – docet). E’ voluto, è casuale? Non importa. Già questo aspetto mi colpisce. Che ci fanno gli angeli e i demoni a Iverness, sull’Isola di Skye, dalle parti di Stoneheaven e di Lochness? Poi c’è la mitolgia soprannaturale che, da ciò che ho potuto appurare, è davvero molto ricca ed elaborata. E – pur con le dovutissime e notevoli differenze – in qualche modo e per alcuni elementi mi ricorda quella di Melissa de la Cruz e della sua serie Blue Bloods . E anche Fallen , di Lauren Kate e Il bacio dell’angelo caduto , di Becca Fitzpatrick e Scarlett , della nostra Barbara Baraldi. E se vogliamo anche la Clare, perchè in fondo, gli Angeli Ombra un po’ assomigliano ai nephilim della saga degli Shodowhunters . Ma mi fermerei qui; perchè questi importanti “accostamenti” potrebbero creare aspettative molto alte nelle giovani lettrici . E il libro, in effetti, per ora, non l’abbiamo potuto valutare, essendo ancora una novità …

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Il totoNobel per la letteratura: il favorito è uno svedese

Secondo i bookmaker il favorito per il Nobel della letteratura sarebbe il poeta, scrittore e traduttore Tomas Tranströmer , autore della raccolta di versi Il grande enigma . Quest’anno sembra che il prestigioso premio voglia dare la precedenza ai poeti visto che in lizza ci sono anche Zagajewski , Ko Un e Adonis . Non sono un’esperta di poesia, ma non credo di aver mai sentito nominare gli illustri candidati di cui sopra, forse proprio perché l’arte poetica è sempre più penalizzata. Sono noti i nomi degli altri autori favoriti: Philip Roth e Thomas Pynchon per gli Stati Uniti, Haruki Murakami per il Giappone. Gli italiani in corsa sono invece tre: Umberto Eco, Claudio Magris e Antonio Tabucchi. Per conoscere il responso dell’Accademia svedese dovremo attendere: il 7 ottobre sembra essere la data più probabile. Via | Ign Foto | Flickr Il totoNobel per la letteratura: il favorito è uno svedese

Mia suocera beve di Diego De Silva

Diego De Silva torna in libreria con un nuovo romanzo, “ Mia suocera beve ” (Einaudi, 340 pagine, 18 euro), nel quale vengono riprese le avventure e soprattutto le disavventure dell’avvocato-filosofo Vincenzo Malinconico, già protagonista di “Non avevo capito niente”. La storia è presto detta: Vinceno Malinconico si trova suo malgrado ad assistere in diretta a un sequestro di persona. Siamo in un comune supermercato, e l’ingegnere che ha programmato il sistema video di sicurezza tiene sotto scacco un boss della camorra, responsabile dell’uccisione di suo figlio. Questa è, in sostanza, l’ossatura del romanzo. Su questa base, però, De Silva innesca le vicende personali di Vincenzo: i rapporti con la ex moglie, con la nuova fiamma, i figli, e soprattutto con la suocera, insospettabile maestra di vita. I capitoli alternano i due scenari (il supermercato e la vita privata dell’avvocato) e questa, probabilmente, è la trovata più efficace del libro. Perché l’umorismo che ha fatto la fortuna di De Silva c’è sempre, ma viene stemperato in una serie di lunghissime (e soprattutto numerosissime) digressioni, pseudocatalogazioni, riflessioni più o meno fortunate. così che la narrazione, a tratti, perde mordente. Alcune scene sono piuttosto divertenti, ma a mio parere il libro non riesce a togliersi quella patina da fiction e da umorismo fatto in casa. E’ un libro che ha tutte le caratteristiche per fare fortuna: rappresenta un uomo medio, un po’ sfigato ma per niente stupido (nel quale tutti possono riconoscersi, chi più chi meno), è ancorato alla contemporaneità, negli scenari, nei numerosi marchi di prodotti che vengono citati, nelle tematiche (la camorra, una velata critica al sistema televisivo, la famiglia), e nelle vicende amorose e familiari narrate si possono riconoscere tutti. In alcuni punti il libro mi ha fatto ridere e sorridere (cosa difficilissima, in letteratura), ma a mio parere rimane lontano dalla letteratura italiana che molti di noi vorrebbero leggere. Mia suocera beve di Diego De Silva

La Sequenza Mirabile, di Giulio Leoni

Gioco d’azzardo e alchimia, l’impresa fiumana di D’Annunzio e le peripezie di “Sette Nani” funamboli, una storia che viene dal passato e le vie della Roma dei nostri giorni sono gli ingredienti che condiscono il romanzo La Sequenza Mirabile di Giulio Leoni , edito negli Oscar Mondadori. La storia, se volete, è un’attualizzazione del mito di Re Mida: la ricerca, cioè, di un metodo per arricchirsi. In questo caso si tratta di un metodo “scientifico” per vincere alla roulette. Intorno a tale metodo una scia di sangue, una serie di misteri e diverse persone alquanto particolari che in esso credono, o almeno sembrano credere. Tra tutti Ermete Cimbro e sua figlia Amaranta, eredi in qualche modo della sequenza mirabile. La narrazione – sempre fluida e coinvolgente – ha come protagonista Giulio, un alter ego dell’autore che racconta quanto succede e vuole essere un po’ la “ragione” in una situazione in cui di ragionevole pare ci sia ben poco. Ma non sempre è facile: tra mille indizi, storie che si intersecano e la città di Roma (con una puntata a Venezia) che funge da scenografia, la lettura del romanzo scorre piacevole e incuriosisce. Molto belle, a mio avviso, le descrizioni dei personaggi: Giulio Leoni ha la capacità di rendere “vive e vegete” le creature che animano le sue pagine. Pare quasi di vederla Amaranta, la rossa, che, profumata, cammina per le strade di Roma… Ipnotico l’inizio del romanzo – un catalogo degli ammazzamenti dal sapore saramaghiano –: In genere il Genio Folle finisce male: pugnalato, strangolato, crivellato di pallottole, schiacciato dal crollo di muraglie, precipitato in voragini, impiccato, disperso in labirinti o sotterrato in anguste miniere, affogato in liquidi caustici, in acidi, in alcoli, in lordure, lave incandescenti. O anche triturato in ingranaggi immani, fulminato dall’alta tensione, ibernato in remoti laboratori artici, o ancora corroso da sublimati, evaporato da arsura di gas o vampa solare o esplosione da polveri, dinamite, fulmicotone, fissione atomica. Trascinato nel…

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