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Lettere di Natale alla madre, di Rainer M. Rilke

“E si deve soltanto essere abbastanza silenziosi e soli e pazienti per accogliere in sé la grazia di una tale ora, che in molti non penetra perchè in loro c’è tanto rumore e niente ordine”. E’ stato strano per me leggere queste splendide Lettere di Natale alla madre di Rilke, passate le feste. Ma se anche voi siete tipi come me, quelli che “aspettano Natale tutto l’anno”, vi consiglio di farlo senza aspettare le prossime festività. In ogni caso vi dico solo che personalmente, a lettura ultimata, ho deciso che il prossimo anno sarà proprio questo volumetto edito da Passigli (bella casa editrice prevalentemente di poesia) il dono che elargirò a coloro che amo. Per essere precisi, nell’esaltazione del momento mi sono ripromessa che le rileggerò ad ogni Natale (Rilke va degustato lentamente, e chi ha letto Lettere a un giovane poeta lo sa). Il Natale è, per Rilke, un momento in cui le routine vengono sospese, perchè si tratta di “far festa”, di celebrare (chi ne è in grado) un’ora “silente” come quella che appunto lui e la madre si ripromisero di condividere per tutta la vita, anche a distanza: le ore sei pomeridiane della vigilia di Natale. “In quest’ora abbiamo un posticino dentro di noi dove siamo semplicemente bambini, che attende e sta là, fiducioso e mai confuso, nel suo diritto a una grande gioia: questo è il Natale…” In quell’ora, il patto non cessò mai: entrambi avrebbero dovuto dedicare del tempo a leggere le rispettive accorate missive, che qui ci ritroviamo in 25 esemplari, dal 1900 al 1925. Missive accorate a causa della distanza e della solitudine di entrambi per dolorose vicende di famiglia, e dal fatto che abbiano passato, appunto, 25 ricorrenze natalizie senza mai vedersi. Lettere più gioiose, in concomitanza della nascita della figlia Ruth, o più cupe, negli anni della Prima guerra mondiale: “Chi ha il cuore di celebrare, chi avrà la forza per intonare un canto natalizio? Chi potrà inginocchiarsi e non pensare ad altro che alla …

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Lettere di Natale alla madre, di Rainer M. Rilke

Buon Natale (con Charles Dickens e David Maria Turoldo)

“Che è oggi?” gridò Scrooge a un ragazzetto che passava con indosso gli abiti della festa e che forse s’era fermato per guardarlo. “Eh?” fece il ragazzo spalancando la bocca dalla meraviglia. “Che è oggi, bambino mio?” ripeté Scrooge. “Oggi!” rispose il ragazzo. “È Natale, oggi”. La sorpresa di Scrooge che scopre di essere ancora in tempo per vivere lo “spirito” del Natale è, forse, uno degli auguri più belli che si possano fare: nonostante il consumismo, le preoccupazioni, la noia e via dicendo riuscire a stupirsi del Natale, in qualunque modo lo concepiate, è una bella sfida per tutti. Magari leggere (o rileggere) il Canto di Natale di Charles Dickens potrebbe essere un buon esercizio per allenarsi. Vi auguriamo un sereno Natale anche con le parole della poesia Natale di David Maria Turoldo. Ma quando facevo il pastore allora ero certo del tuo Natale. I campi bianchi di brina, i campi rotti dal gracidio dei corvi nel mio Friuli sotto la montagna, erano il giusto spazio alla calata delle genti favolose. I tronchi degli alberi parevano creature piene di ferite; mia madre era parente della Vergine, tutta in faccende, finalmente serena. Io portavo le pecore fino al sagrato e sapevo d’essere uomo vero del tuo regale presepio. Foto | Flickr Buon Natale (con Charles Dickens e David Maria Turoldo)

Autobiografia di uno yogi, di Yogananda (letta da Enzo Decaro)

Ananda Edizioni ha pubblicato di recente L’autobiografia di uno yogi in versione audiolibro, letta da Enzo Decaro . L’originale risale al 1946 e negli anni si è affermata come una delle opere più importanti e influenti del secolo scorso che, tuttavia, ancora riesce a emozionare e ispirare con immutata energia il lettore, nel caso specifico, l’ascoltatore di oggi. La straordinaria personalità di Paramhansa Yogananda si è formata nella rigida tradizione yogica indiana che ha poi egli ha contribuito a diffondere in occidente su diretto invito del suo guru Sri Yukteswar. Gli insegnamenti di Paramhansa Yogananda hanno avuto profonda presa in Occidente e hanno ispirato scrittori, musicisti e semplici lettori. Sotto l’influenza ispirante dell’ Autobiografia , ad esempio, Jon Anderson – cantante degli Yes – compose nel 1973 quasi di getto i testi per la monumentale opera del gruppo britannico Tales from Topographic Oceans . Tra l’altro sia Sri Yukteswar che Yogananda compaiono sulla copertina dell’album dei Beatles Sgt. Pepper’s . Anche Steve Jobs, recentemente scomparso, considerava imprescindibile la lettura ripetuta del libro che aveva anche sul suo iPad. Si può senza esagerazione definire Yogananda uno dei padri spirituali più importanti dell’umanità. Con semplicità e precisione riesce a rappresentare e rispondere alle più recondite necessità dall’animo umano. La nuova veste rende ancora più fascinoso il libro. La voce di Enzo Decaro guida l’ascoltatore in una dimensione sospesa

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Autobiografia di uno yogi, di Yogananda (letta da Enzo Decaro)

Innamoramenti, tradimenti e vendette in “Senso” di Camillo Boito

Ieri nel mio salotto giallo, mentre l’avvocatino Gino, con la voce rauca della passione lungamente repressa, mi sussurrava nell’orecchio: – Contessa, abbia compassione di me: mi cacci via, ordini ai servi di non lasciarmi più entrare; ma, in nome di Dio, mi tolga da una incertezza mortale, mi dica se posso o se non posso sperare -; mentre il povero giovane mi si gettava ai piedi, io, ritta, impassibile, mi guardavo nello specchio. Esaminava il mio volto per trovarmi una ruga. La mia fronte, su cui scherzano i riccioletti, è liscia e tersa come quella di una bimba; a’ lati delle mie ampie narici, al di sopra delle mie labbra un po’ grosse e rosse, non si vede una grinza. Non ho mai scoperto un filo bianco ne’ lunghi capelli, i quali, sciolti, cadono in belle onde lucide, neri più dell’inchiostro, sulle mie spalle candide. Inizia così Senso , la novella di Camillo Boito pubblicata nel 1883 in Senso. Nuove storielle vane e resa celebre da Luchino Visconti nel film omonimo (con Alida Valli e Farley Granger ) che RaiStoria trasmetterà questa sera alle 21 (anche se il film di Visconti è ispirato a questo racconto e non ne è l’esatta trasposizione cinematografica). Senso è la narrazione di una relazione, di un tradimento, di un inganno, di una vendetta, sullo sfondo della guerra italo-austriaca del 1866. Livia, una contessa di Venezia, racconta nel suo diario – a vent’anni degli avvenimenti – la sua relazione extraconiugale con Remigio …

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