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Quattro poesie di Kostantinos Kavafis nell’anniversario della nascita

Il 29 aprile è la data che racchiude tutta la vita di Kostantinos Kavafis : il poeta, infatti, nacque il 29 aprile del 1863 ad Alessandria d’Egitto e nella stessa città morì nel 1933, sempre il 29 aprile. Non è certo l’unico a morire nella stessa data della morte: ricordiamo, ad esempio, Raffaello Sanzio che vide la luce il 6 aprile 1483 e morì lo stesso giorno del 1520 e Ingrid Berman che nacque il 29 agosto del 1915 e morì nel 1982, sempre il 29 agosto. Tornando a Kostantinos Kavafis oggi è dunque il centocinquantesimo della nascita e l’ottantesimo della morte. Un motivo in più per leggere le sue poesie, i cui temi ricorrenti sono sensualità e nostalgia, bellezza inafferrabile e destino inappellabile. No ve ne proponiamo quattro per stuzzicare la vostra curiosità. Un vecchio Interno di caffè. Frastuono. A un tavolino siede appartato un vecchio. È tutto chino, con un giornale avanti a sé, nessuna compagnia. E pensa, nella triste vecchiezza avvilita, a quanto poco egli godé la vita quando aveva bellezza, facondia, e vigoria. Sa ch’è invecchiato molto: lo sente, lo vede. Ma il tempo ch’era giovane lo crede quasi ieri. Che spazio breve, che spazio breve. Riflette. A come la Saggezza l’ha beffato. Se n’era in tutto (che pazzia!) fidato: «Domani. Hai tanto tempo » – la bugiarda diceva. Gioie sacrificate… ogni slancio represso… Ricorda. Ogni occasione persa, adesso suona come uno scherno al suo senno demente. Fra tante riflessioni, in quella pioggia di memorie, è stordito il vecchio. Appoggia il capo al tavolino del caffè… e s’addormenta. Candele Stanno i giorni futuri innanzi a noi come una fila di candele accese – dorate, calde, e vivide. Restano indietro i giorni del passato, penosa riga di candele spente: le più vicine danno fumo ancora, fredde, disfatte, e storte. Non le voglio vedere: m’accora il loro aspetto, la memoria m’accora del loro antico lume. E guardo avanti le candele accese. Non mi voglio voltare, ch’io non scorga, in un brivido, come s’allunga presto la tenebrosa riga, come crescono presto le mie candele spente. Le finestre …

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Poesie da non so dove, di Federica Rossi

Pubblicare poesia, si sa, è un suicidio editoriale: commercialmente parlando la poesia non vende e purtroppo, al di là dell’aspetto romantico, il libro è un prodotto che va venduto. Per questo trovare tra le proposte di una giovane casa editrice anche la poesia è interessante. Bébert edizioni – casa editrice nata nel 2012 a Bologna che ha scelto il copyleft e graficamente opta per la monocromia delle copertine perché, come leggiamo sul loro sito . hanno “voglia di differenziarsi da tutte le nuove forme editoriali, da tutte quelle nuove forme di bigiotterie che sono il packaging, le grafiche e tutto quello che predilige l’estetica al contenuto” – ha nel suo catalogo il libro Poesie da non so dove di Federica Rossi , con illustrazioni di Maria Cecilia Azzali. Attraverso l’uso di un linguaggio minimalista e ricorrendo al verso libero, l’autrice mette bianco su nero delle emozioni che, chissà, molti di noi a volte hanno provato. Leggiamo, per esempio, in Marionette che respirano (purtroppo) : Tutti, come burattini, vi gonfiate di risate insignificanti e di grosse enormi parole. Parlate, ridete, Morite! Intensa la poesia Silenzio che è fatta di domande, tante domande, a cui è difficile dare una qualche risposta accettabile e per questo l’unica cosa che si può fare è tacere. Alla fine rimane, forse, solo un Desiderio : Voglio andare, viaggiare, vagare dove nessuno mi può

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Poesie da non so dove, di Federica Rossi

Poeta a New York di Lorca, ripubblicato in una versione prossima all’originale

Ripubblicata in una versione più vicina alle intenzioni del suo autore, la grande raccolta di poesie di Federico Garcia Lorca, composte in America e apparse postume e rimaneggiate, ritorna ad incantare i lettori. Sulle colonne della sezione cultura de El Pais ci siamo imbattuti in una notizia che ci ha fatto rispolverare anni di studi ispanofoni e brucianti emozioni libresche: Quando Federico García Lorca alla vigilia del 13 luglio 1936 si recò all’ufficio di José Bergamín, non trovandolo, lascio un messaggio manoscritto “Sono venuto per vederti e credo che ritornerò domani” Un domani che non è mai arrivato. Lorca partì per Granada…

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Poeta a New York di Lorca, ripubblicato in una versione prossima all’originale

NAPULITANATA, la poesia di Salvatore Di Giacomo al complesso di Santa Chiara a Napoli

Il nonno materno insegnava al Conservatorio di San Pietro a Maiella, ed è poco lontano da li, nel chiostro maiolicato del Complesso di Santa Chiara, che il nipote Salvatore Di Giacomo, fertile penna e miniera di testi per l’epoca d’oro della canzone partenopea , amava recarsi in cerca di ispirazione. Nell’anniversario della morte del poeta e per celebrare una figura fondamentale del panorama culturale italiano, foriera di tanti capolavori, l’associazione culturale Nartea ha organizzato “NAPULITANATA… ovvero, ti racconto Salvatore di Giacomo”, una visita guidata, prevista per sabato 6 Aprile 2013 . Appuntamento alle 18:30 presso il Complesso Museale di Santa Chiara per assaporare il cuore della Napoli più vera, in un dedalo di incroci brulicanti ancora scanditi dalle belle frasi di Di Giacomo. Napoli non è fatta solo di strade, di vicoli e palazzi, di chiese e di monumenti…Napoli è fatta di note, di poesie, di semplicità e colore e nel 1860 nacque colui che seppe descrivere tutte le emozioni, che la città provoca, in un solo momento: Salvatore di Giacomo. Marzo, Nannì, Marechiaro, Pianefforte ‘e notte… e ancora Carcioffolà, Dimane t’ ‘o ddico… tutti pezzi di vita imprigionati dallo scrittore su fogli di carta e su pentagrammi e che ancora oggi vengono decantati con lo stesso amore che li ha generati…   Prenotazione obbligatoria (ai numeri 339.7020849 o 334.6227785) e 15,00 euro di quota di partecipazione, permetteranno agli interessati di lasciarsi guidare alla scoperta di uno dei più struggenti simboli della città di Napoli e della sua appassionata gente. Per entrare nell’atmosfera vi proponiamo uno spezzone di “Era di Maggio” , una lirica in lingua …

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