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Il libro segreto di papa Ratzinger, di Simone Venturini

Un mese fa, papa Benedetto XVI, con un annuncio a sorpresa, rendeva pubblica la sua decisione di dimettersi da Romano Pontefice. Oggi, alla vigilia del Conclave che eleggerà il suo successore, se ne sono dette e scritte tante su questa scelta. Un libro interessante che indaga i motivi di questa rinuncia è quello scritto da Simone Venturini e pubblicato da Newton Compton con il titolo Il libro segreto di papa Ratzinger . Venturini, che abbiamo già apprezzato per Il libro segreto di Gesù e che ha anche pubblicato I grandi misteri irrisolti della Chiesa , in questo instant book cerca di capire le motivazioni che hanno portato Benedetto XVI a compiere questa scelta di portata storica. Si chiede l’autore: Ma come si deve interpretare questo gesto? Cosa ha portato Benedetto XVI a una scelta tanto grave, non solo per la cristianità ma per il mondo intero? Le condizioni di salute più precarie, il dissidio interno alla Curia tra cardinali riformisti e conservatori: queste sembrano alcune delle ragioni più plausibili. Ma anche lo scandalo dello IOR e la bufera per le dichiarazioni del “Corvo” hanno logorato il santo padre. Conosceremo mai le reali e profonde ragioni del “gran rifiuto”? Di ufficiale abbiamo solo le parole di papa Ratzinger che, nella sua celebre declaratio affermò: Dopo aver ripetutamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono …

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Il gran rifiuto. Perché un papa si dimette

Benedetto XVI con la sua rinuncia al pontificato ha reso vivo un comma del Codice di Diritto Canonico che se ne stava lì buono buono: il secondo del canone 332 che recita: Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la sua rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti. Questa decisione di Joseph Ratzinger è al centro del bel libro del professor Roberto Rusconi , docente di storia del cristianesimo alla Terza Università di Roma, edito da Morcelliana, dal titolo emblematico Il gran rifiuto. Perché un papa si dimette . Scrive Rusconi: La decisione del papa della rinuncia a governare la Chiesa non è una novità, ed è proprio a tale argomento che sono dedicate le pagine di questo libro. Di fatto si tratta di un evento che si è verificato diverse volte nel corso della storia. Nei primi secoli, per esempio, le rinunce erano state causate in modo forzoso, a diverse riprese, nel contesto delle persecuzioni imperiali delle comunità cristiane […] Nel pieno Medioevo fu la feudalità romana a prendere il controllo del pontificato romano, e questo fu un periodo buio di asservimento, contornato da delitti. Rusconi, quindi, analizza storicamente le varie dimissioni dei pontefici nel corso della storia: Clemente I, Ponziano, Ippolito, Silverio, Celestino V sul quale, naturalmente, si sofferma con un capitolo intero per poi proseguire nell’esame di quel periodo convulso che portò ad avere papi e antipapi. Ho trovato molto interessante l’ultimo capitolo dal titolo La grande rinuncia in cui ci vengono presentati i papi a noi più vicini storicamente parlando e viene messo in risalto come anche altri pontefici abbiano avuto la “tentazione” di rinunciare: …

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La mia Medjougorie, di Giuliano Sten

Mi fidavo della gente, amavo gli altri e chi camminava con me; desideravo aiutare il prossimo, senza aspettarmi nulla in cambio, tanto meno un ipotetico paradiso. Tuttavia, mi domandavo se chi credeva in Dio lo faceva solo perchè ne aveva bisogno o se sentiva qualcosa che a me sfuggiva. Cosa c’entra un “alpinista di fama, scopritore e apritore di moltissime vie di difficoltà estrema” con i pellegrinaggi di Medjougorie? Ce lo spiega lui stesso, ovvero l’autore di questo libretto, La mia Medjougorie – Giuliano Sten – che racconta la paura e la difficoltà di sfidare le vette dell’incontro ravvicinato con un mondo “altro”, che però saldamente, come un chiodo, punta direttamente sulla durezza della sua vita. Sten – che ha visto la morte in faccia proprio durante una scalata a cui è sopravvissuto per un pelo, strattonato dal suo compagno di cordata – è uno che ha sfidato la paura del vuoto che hai sotto i piedi, come chi crede senza vedere, proprio andando in un luogo come quello. Perchè la seconda caduta nel vuoto, quasi irreparabile, Sten l’ha provata quando sua moglie Serenella si ammala in modo incurabile, proprio mentre è in attesa della loro prima bimba. Ed è proprio il sorriso che persiste in Serenella, a dargli il secondo “strattone” che lo salva. E così, per accontentare uno degli ultimi desideri quella donna “con la paresi che le imprigiona metà corpo”, e la sua sete di spiritualità semplice – quella di chi parla con Dio come si parla con un papà, un fratello, un amico – si parte per Medjougorie. Tuttavia questo non è l’epilogo di una storia d’amore, ma proprio l’inizio di tutto…

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Sessioni d’amore, una storia di emancipazione

Tra una manciata di giorni uscirà nei cinema italiani il film The Sessions, premiato al Sundance Film Festival 2012; la storia è ispirata al libro omonimo Sessioni d’amore , che ha anticipato il film di qualche settimana (è uscito per Corbaccio a inizio mese, titolo originale “An Intimate Life: Sex, Love, and My Journey as a Surrogate Partner”) e narra una storia vera: la relazione tra Cheryl Cohen-Greene (tecnicamente di professione “ surrogate-partner ) e il malato di poliomelite Mark O’Brien, assistito da lei nella veste curiosa di consulente sessuale. Una vicenda tenera e toccante, in cui si vede un uomo di cultura e profonda sensibilità (di professione poeta e giornalista) che per tutta la vita ha suo malgrado dovuto -o voluto- evitare la sfera sessuale; ed ecco che arriva lei, a spiegargli il perchè e il percome, con profonda empatia e gentilezza. Al quadro si aggiunge la stupenda figura di un prete sui generis, che accoglie le confessioni più intime di O’Brien e in un certo modo, lo incoraggia addirittura, mostrando un aspetto della Chiesa finalmente contemporaneo. La Cohen-Greene, nei suoi quasi 40 anni di carriera, di casi ne ha avuti parecchi e il libro li racconta partendo da un epoca assai più rigida e puritana di quella attuale; quegli anni ‘70 dell’America post-boom che giudicavano male il sesso e il piacere soprattutto nelle donne, ed è sicuramente arduo immaginare cosa dev’essere stato per una donna fare un lavoro simile (lavoro che per la precisione prevedeva un iter base di 6 incontri/sessioni). Ci piace molto questa storia di emancipazione e fondamentalmente di esperienza dell’ascolto autentico, se dovessimo riassumerla in una frase, sarebbe perfetta quella rilasciata dall’autrice in questo articolo :” (le sessioni) non servono per curare o aggiustare, in realtà si tratta solo di dare delle alternative “. Sessioni d'amore, una storia di emancipazione