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Cosa fare delle nostre ferite?, di Michela Marzano

Forse non ci siamo posti le domande proprio in questa maniera, ma quelle da cui parte Michela Marzano nel libro Cosa fare delle nostre ferite? probabilmente ci hanno interpellato qualche volta: Si può sul serio ridurre una persona a una “somma” di “competenze” più o meno sviluppate? Si può sul serio comprendere l’essere umano senza prendere in considerazione la sua fragilità e le sue ferite? […] Che cosa significa accettare, che cos’è l’altro? Accettare l’altro significa integrarlo? Si può dire che ci sia coincidenza tra accettazione e integrazione? Cosa si intende per “integrazione”? L’autrice – direttrice del dipartimento di scienze sociali e ordinario di filosofia morale presso la Sorbona di Parigi – con uno stile semplice e diretto cerca a rispondere a queste domande e, in generale, a quella che dà il titolo a tutto il libro: Cosa fare delle nostre ferite? La fiducia e l’accettazione dell’altro (a cura di Riccardo Mazzeo, Erickson edizioni – in libreria in questi giorni). L’aspetto che rende più…

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Cosa fare delle nostre ferite?, di Michela Marzano

Apocalisse Pakistan, di Francesca Marino e Beniamino Natale

Si ha spetto l’idea che i saggi siano per forza una lettura pesante e da fare solo se costretti. Leggete, allora, Apocalisse Pakistan. Anatomia del Paese più pericoloso del mondo e vi ricrederete. Gli autori – Francesca Marino e Beniamino Natale – illustrano la situazione pakistana in maniera rigorosa e precisa ma senza per questo diventare noiosi o perdersi dietro alla descrizione di situazioni così lontane da noi da risultarci incomprensibili. Sono gli autori stessi a spiegare il metodo che hanno seguito nello scrivere queste note (il libro è pubblicato nella collana Block Notes di Memori ): Apocalisse Pakistan è un libro di storia e di politica. Molti ritengono, noi pensiamo erroneamente, che i libri di questo genere non possano che essere noiosi. La politica e la storia sono fatti da uomini e da donne e i primi cinque capitoli del libro parlano di persone che hanno fatto la politica e la storia del Pakistan degli ultimi decenni. Alcuni di loro rappresentano il passato, nel bene e nel male, del Paese. Altri il suo presente e, forse, il suo futuro. Come affrontano l’argomento Francesca Marino e Beniamino Natale? In questi racconti hanno un grosso spazio la cronaca “nera” – del resto, quattro capi di governo assassinati in cinquanta anni rappresentano un record mondiale – e quella “rosa”, perché i rapporti all’interno delle famiglie allargate sono estremamente importanti in Pakistan, come nel resto dell’Asia. Gia da questi prime intenzioni si arguisce che il testo si presenta come interessante. E proseguendo nella lettura si viene coinvolti nella narrazione degli eventi che fanno del Pakistan il paese più pericoloso del mondo. Tra i molti pregi del libro, a mio modo di vedere, c’…

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Apocalisse Pakistan, di Francesca Marino e Beniamino Natale

L’amore goloso, di Serge Safran

Interessante e godibile lettura quella del libro L’amore goloso di Serge Safran pubblicata dalla casa editrice Le Lettere. Il sottotitolo spiega meglio di cosa tratta: Libertinaggio gastronomico nel XVIII secolo . Il libro parla di gastronomia, certo, ma lo fa attraverso le pagine degli scrittori: il risultato, come scrivo all’inizio, è una lettura veramente godibile. Del resto leggere è uno dei piaceri della vita e quindi perché privarsi di letture che strizzano l’occhio all’erotismo e al cibo? Si arriva a scoprire che altri prima di noi hanno saputo amare senza costrizioni, e hanno anche preso piacere a scriverlo.

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L’amore goloso, di Serge Safran

La gatta Arcibalda e altre storie, di Adriana Zarri

“E, sulla tomba, non mi mettete marmo freddo/con sopra le solite bugie/che consolano i vivi./ Lasciate solo la terra,/che scriva, a primavera/un’epigrafe d’erba./ E dirà/ che ho vissuto,/che attendo” La gatta Arcimbalda di Adriana Zarri (teologa, poetessa, eremita) ha raggiunto in vita una certa fama, finendo nei suoi scritti e perfino in una foto di copertina di un libro dela sua “padrona” (ma Zarri non si definiva così, piuttosto, diceva, “custodisco, ospito e amo…perchè noi siamo i custodi, gli amici, non i proprietari”, perchè “ogni bestia appartiene a se stessa”). La Gatta non sembra essersene mai fatta un problema, per fortuna, dice Zarri in uno dei suoi articoli pubblicati nella rivista Rocca dal 1984 fino alla morte, e raccolti in questo La gatta Arcibalda e altre storie . Le arie, d’altronde, quella gattona lì se le è sempre date, nelle sue periodiche (e contegnose) fughe da qualche cane, visto che lei mai “ s’impressiona, perchè è capace di salire su un albero e il cane no, e si ferma lì a guardare in su finchè si stanca e se ne va e la gatta gloriosa e trionfante resta lassù a guardare il panorama”. Gli articoli di questo La gatta Arcibalda non ruotano però – solo – intorno alla “gattologia”, materia di cui lei stessa, insieme all’amica Rossana Rossanda, si dichiara una veterana. Si tratta invece dei complessi frammenti di un’ode, in sottotraccia, alla bellezza. “E la vita è fatta di primavere, estati, inverni, di tempo e di eternità. E’ fatta di fiori che si aprono, di frutti che maturano, di uccelli che volano, di lucertole che saettano via, di usignoli che cantano e di gatti che fanno le fusa…E’ fatta di camini che fumano, di polente che cadono sul tavolo come lune d’inverno”. Esclusi, però, questi nitidi scorci aperti sulla poesia della natura, questi scritti di rado cedono a qualsiasi forma di lirismo, preferendo una scrittura ancorata alle …

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