Il caso di Amanda Hocking, ovvero sui Web Fiction Authors, nuovi corsari dell’editoria

L’intero mondo della scrittura, messo fortemente sotto pressione dall’importanza sempre maggiore che la realtà digitale sta assumendo – dalla scrittura su web alla diffusione degli ebook – sta vivendo un periodo decisivo, ma anche molto difficile da interpretare. Gli stessi addetti ai lavori sono divisi: da una parte quelli che si sono fatti contagiare da un entusiasmo che solo un cambiamento di portata epocale può giustificare; dall’altra, invece, quelli che oscillano tra una sorta di scetticismo sulla reale portata del cambiamento in atto e un vero e proprio terrore per gli effetti che questo potrà avere sul loro lavoro, che siano essi giornalisti, editori o scrittori. Proprio in questi giorni, per esempio, si sta discutendo moltissimo, in America, di u n nuovo fenomeno che sta sconvolgendo il mondo della scrittura , un fenomeno che negli States è in espansione e che sta sbarcando anche in Europa. Oltreoceano li hanno già battezzati Web Fiction Authors , si tratta di scrittori che, emarginati o rifiutati dal sistema editoriale, diventano editori di se stessi e pubblicano i propri libri in formato ebook a proprie spese, ottenendo risultati sconvolgenti. Il miglior esempio di questo fenomeno sembra essere Amanda Hocking , 26enne di Austin, in Minnesota, che negli ultimi anni ha pubblicato otto romanzi e un racconto, vendendoli con un successo incredibile su Amazon, Barnes & Noble, Apple, e Smashwords in formato digitale a prezzi che oscillano tra i 3 e i 5 dollari. La dimensione approssimativa di questo “successo incredibile” è, se ci basiamo su dati indicativi pubblicati negli States, di circa 100mila copie vendute ogni mese: una cifra veramente astronomica. Inutile dire che un fenomeno del genere può far perdere il sonno a chiunque lavori nel settore dell’editoria, anche perché lo spettro che si aggira per il mondo editoriale, terrorizzandolo, è la possibilità che prenda piede un vero e proprio terremoto capace di sconvolgere tutta la filiera, vale a dire la crescita esponenziale di questi scrittori-editori, capaci, grazie alle nuove tecnologie che il web mette …

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Ho molto tempo dopo di te, di Alessandro Fullin

Con la penna intinta un po’ nelle storie alla Emilio Salgari (con la descrizione di terre mai visitate e di zone altamente pericolose) e un po’ alla ben consolidata tradizione dei fotoromanzi, Alessandro Fullin torna in libreria con il godibile romanzo Ho molto tempo dopo di te . La storia è ambientata in un non ben localizzato paese latino americano – Meríd – vessato dalla dittatura del Generalissimo Eloy (che, dopo la morte della moglie, si consola con giovani soldati) e narra la storia di Arìda (o meglio di Arìda Maria Arìda “perché, come disse mia mamma al sacerdote: È un nome talmente bello che si può ripetere un’altra volta”), della sua vita con tìa Atlantide (già zio Julio), del suo lavoro come ricopiatrice all’Istituto de la Canción National e dell’amore che, a seguito proprio di una missione per l’Istituto, Arìda trova in una foresta (alla Salgari, appunto). Le donne che hanno un sesto senso spesso difettano di quello dell’orientamento. La palude in cui ci eravamo cacciate era un gomitolo talmente intricato che anche ad Arianna avrebbe dato filo da torcere. Eravamo prigioniere in una diabolica Venezia: isolotti di terra ferma erano divisi senza soluzione di continuità da fondi canali, in cui risiedevano schifose carpe e gonfie sanguisughe. Su quegli isolati fangosi non cresceva erba, ma canne taglienti che ostacolavano la nostra marcia e nascondevano l’orizzonte. Pur di non entrare nell’acqua, compivamo giri tortuosi senza trovare nulla che orientasse il nostro cammino. Sopra di noi il cielo era lattiginoso e stanco […] Per alleviare la tensione, la Torres [direttrice dell’Istituto de la …

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Vita da illustratore: intervista a Rosaria Iorio

Bisogna “guardare”tanto,rubare con gli occhi,per poi rielaborarlo attraverso il proprio sentire e restituirlo in maniera assolutamente personale”. Questo il segreto del mestiere di illustratrice secondo Rosaria Iorio , il cui lavoro ho conosciuto grazie alla delicata favola “Il ladro di stelle”. Secondo lei, “trovare un stile proprio è un esercizio continuo, non si smette mai di cercare il proprio segno. Non è facile ed è qualcosa che arriva col tempo e con la consapevolezza di se stessi. Fondamentale è cercare di non scimmiottare illustratori che già hanno una propria identità,e cercare la nostra. Perchè alla lunga, paga avere un segno che ci contraddistingua”. La nascita di una passione come quella del disegno è nata in te grazie a degli illustratori in particolare? Non ci sono illustratori in particolare. La passione per il disegno mi ha accompagnata da quando ero piccolissima,ho sempre sentito l’esigenza di “comunicare”attraverso forme e colori,di condividere con gli altri un mondo che era soltanto mio.Successivamente ho deciso di coltivare questa passione in maniera più concreta,iscrivendomi alla Scuola Italiana di Comix di Napoli,un’isola felice,dove oltre a fornirti gli strumenti giusti per …

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Recensioni atipiche: Frankenstein di Maria Scella

L’ultimo prodotto delle scuole creative italiane è questo strano romanzo di Maria Scella (uno pseudonimo dietro cui, dicono dalla casa editrice, si nasconde un nome importante) un romanzo che porta addosso ben visibili i segni di una costruzione narrativa a tappe forzate, probabilmente rivista pesantemente in fase di editing, tipica di un prodotto che, come questo, pare essere stato scritto essenzialmente per partecipare a un concorso letterario (forse lo Strega?). In ogni caso, la trama è molto semplice, fin troppo: un ricercatore universitario precario, abbandonato dai Baroni, decide di proseguire da solo le sue ricerche e crea, grazie a

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