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Una nuova collana e un cambio di formato: le novità della casa editrice Iperborea

Restyling di collane e di aspetto per la casa editrice Iperborea. Nata più di 20 anni fa, l’ Iperborea ha saputo crearsi uno zoccolo durissimo di lettori, fondando la propria fortuna sulla letteratura scandinava. Un libro per tutti? Il bell’”Anno della lepre” di Arto Paasilinna, forse lo scrittore di maggior successo scoperto negli ultimi anni da Emilia Lodigiani. Una delle caratteristiche della casa editrice è che non ha mai pubblicato gialli. Una scelta “culturale”, si potrebbe dire, dato l’enorme successo del genere tra il grande pubblico. E dev’essere stata anche una scelta sofferta, a giudicare dalla fortuna che ha accompagnato (e accompagna tuttora) i giallisti scandinavi. Ebbene, le cose stanno cambiando. Anche se con un po’ di ritardo, anche la casa editrice Iperborea sta aprendo una collana dedicata a investigatori e morti ammazzati. Il nome? “Ombre”, e verrà avviata tra un mese con tre titoli. Ecco qui a fianco, nel frattempo, una delle tre copertine. Chissà se riuscirà a lanciare (o rilanciare) qualche autore svedese; speriamo solo che non perda la sua identità. Ma questo non è l’unico cambiamento in vista. In un momento in cui alcune case editrici stanno rivedendo le proprie impostazioni grafiche (Einaudi Stile Libero cambierà presto formato, senza perdere la costa gialla), anche l’Iperborea ha deciso di mettere mano alle font e alla grandezza delle pagine. E mai come con questa casa editrice, la scelta parrebbe azzeccata. Il formato Iperborea era tanto bello quanto poco pratico. Avete presente quei libri molto stretti e alti con una bella copertina rigata? Quelli sono (erano) i libri Iperborea. Il risultato di questa impostazione grafica? Per via delle dimensioni, un libro che si legge in due ore diventava un faticosissimo “Signore degli…

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Una nuova collana e un cambio di formato: le novità della casa editrice Iperborea

Legge sul prezzo del libro: l’appello dei Mulini a vento

Si discuterà il prossimo 21 settembre al Senato la legge sul prezzo del libro proposta da Richi Levi e subito temuta e osteggiata dalle piccole e medie case editrici e dai librai indipendenti. Ne avevamo già parlato qualche mese fa . La risposta immediata dei “dissidenti” è un appello proposto dai Mulini a vento , vale a dire sei editori indipendenti italiani: instar libri, iperborea, marcos y marcos, minimum fax, nottetempo, voland, il cui sodalizio nasce da “ un comune senso del lavoro editoriale; una passione condivisa per il libro, la lettura e l’editoria; una vocazione per il lavoro di ricerca sulla qualità “. Ginevra Bompiani ha inoltrato oggi una mail in cui chiede a editori e librai di firmare l’appello per scongiurare il pericolo che vengano accordate facilitazioni ai grandi gruppi editoriali a scapito delle realtà più piccole che per ovvi motivi non possono permettersi di applicare grossi sconti. La stessa editrice di Nottetempo incontrerà tra oggi e domani il senatore Vincenzo Vita che ha accettato di rappresentare l’opposizione. Per avere maggiori informazioni sulla normativa italiana e europea a riguardo cliccate qui . Legge sul prezzo del libro: l’appello dei Mulini a vento

L’impossibile vita dei librai secondo Giulio Mozzi

Giulio Mozzi è un mio piccolo mito. L’ho anche incontrato, una volta, a casa di un’amica, e mi è sembrata una persona disponibile e molto poco spocchiosa. Quindi sono anche io fra gli appassionati lettori di Vibrisse, di cui vi segnalo un gustosissimo pezzo sulla figura del consulente editoriale, del critico, del libraio e del lettore. Ve lo segnalo – a voi, amati lettori Doc – perchè Mozzi compie il piccolo miracolo di farci capire con pochissime battute come ‘gira’ il mondo dell’editoria. Non vi svelo tutto (leggetelo dai!) ma riprendo solo un piccolo spunto, sul mestiere del libraio: Bella vita quella del libraio, che con un semplice (ed economico) programma per la gestione del magazzino può individuare al volo i libri che non girano, e rispedirli al mittente, conservando così in libreria solo ciò che effettivamente si vende. L’unica cosa da non fare è: avere un’opinione sul prodotto, ovvero leggere i libri, tenere in libreria libri che non vendono perché ritenuti belli, non tenere libri che vendono perché ritenuti brutti. Mi chiedo: ma allora non esistono più librai che hanno “un’opinione sul prodotto, leggono i libri, tengono in libreria libri che non vendono perché ritenuti belli, non tenere libri che vendono perché ritenuti brutti”? Ce ne sono ancora che seguono questo modo ‘anti-economico’ di gestire la propria attività? Se qualcuno di loro ci leggesse, che batta un colpo. Daremo spazio alla sua testimonianza. Foto | Flickr L’impossibile vita dei librai secondo Giulio Mozzi

Riflessioni su Acciaio, di Silvia Avallone

Allora: questa non vuole essere una ’stroncatura’ (non sono D’Orrico, per carità) del romanzo di Silvia Avallone. Piuttosto, una serie di riflessioni che vorrei condividere con chi di voi ha letto il libro di questa autrice esordiente. Libro lanciato molto bene: le riviste femminili che ho sfogliato nelle pause vacanziere di quest’anno erano piene di pubblicità a piena pagina con la bella copertina. Nonostante io, per dirla con Laurence Cossè, “i best seller li leggo un anno dopo che sono usciti”, ho deciso di comprarlo. Ne avevo letto sul Foglio una recensione di Maria Rosa Mancuso, la giornalista e critica cinematografica del foglio che adoro (quasi quanto Guia Soncini degli inizi) e che non ne parlava un gran bene, semplicemente analizzandone pagina 69, metodo che vi abbiamo già esposto. Insomma veniva criticato più che altro l’italiano un po’ elementare e scialbo. In effetti secondo me parlare di un libro senza seguire il filo della trama, le scene più belle etc è un po’riduttivo, anche se può dare i suoi frutti. Secondo me infatti a livello di trama Avallone è riuscita bene, creando una storia che appassiona per le sue crudezze. Ad esempio per la perdizione a cui possono arrivare alcuni adolescenti cresciuti in contesti sempre al limite (al limite per i soldi in banca, per la tenuta di coppia dei genitori) con i pasti in famiglia sempre uguali e spazi stretti, in casa, e sogni di fuga con amori da ‘prima volta’ che poi finiscono per ingrigirsi anche loro, col tempo. Insomma, si legge e si legge bene fino alla fine (per me è stato così) e certe scene sono proprio scritte bene: i balli solitari e sensuali delle due ragazzine, Anna e Francesca, spiate…

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