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Giambattista Tiepolo, la magia del colore di Paolo Scandaletti

Un testo per immergersi nella storia di uno dei più grandi e riconosciuti pittori italiani di sempre. Un incanto di tenere sfumature e prorompenti scene a carattere mitologico e terribilmente umano, ecco la ricetta con la quale Giambattista Tiepolo riuscì a stupire i suoi contemporanei, rappresentandone vizi e virtù, distillando le ultime stille di un barocco inquieto e presentendo l’allora prossima fine di un mondo fatto di dorature e di merletti, troppo raffinati per sopravvivere intatti all’ondata napoleonica. A narrare questi ed altri fatti Paolo Scandaletti , giornalista, docente universitario e scrittore che ha affrontato a…

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Intervista a Donato Carrisi sul suo nuovo romanzo L’ipotesi del male

Abbiamo incontrato a Milano l’autore di gialli più amato degli ultimi anni; in esclusiva per Booksblog l’intervista con Donato Carrisi, che ci rivela aneddoti e curiosità a proposito del suo ultimo romanzo, in vetta da settimane in tutte le classifiche. Ho sempre guardato ai libri bestseller come degli emergency-kit per casi estremi, un grande classico dei momenti di sospensione in cui la voglia di leggere diventa una specie di orticaria, da placare solo libro in mano; poi ho assistito a una presentazione di Donato Carrisi e ho dovuto ricredermi. Perchè ho iniziato subito a divorare il suo ultimo romanzo L’ipotesi del male , leggemondelo tutto, tra l’altro, sull’iPhone. Cosa non esattamente auspicabile per il benessere degli occhi. Ma appunto, quella specie di orticaria letteraria mi ha còlto in pieno e come se non bastasse, anche il fato ci ha messo lo zampino; così, meno di una settimana dopo, mi ritrovo vis a vis con l’autore per intervistarlo. E’ la fortuna di beccarlo di passaggio a Milano forse, o forse niente di trascendentale considerando la disponibilità di Carrisi (pugliese di Martina Franca, ma di casa a Roma) a incontrare i suoi intervistatori; nonostante tabelle di marcia fittissime, trova il tempo per una chiacchierata con me, e quando me lo trovo davanti oltre allo stupore, mi sento come sotto una lente d’ingrandimento. E’ davvero gentile e mi fa sentire subito a mio agio, ma lo sguardo acuto è quello tipico di un’osservatore raffinato; per istinto so che coglierà al volo i codici del mio linguaggio corporeo, così come le inflessioni del tono della voce; per capirlo meglio vorrei fare altrettanto, ma mi perdo presto nel fitto della conversazione. Ed ecco a voi l’intervista che ne è venuta fuori: D – La prima cosa che ho notato di L’Ipotesi del Male è che i nomi sono sempre stranieri e i luoghi sono non luoghi, viene in mente la questione della perdita di identità che sta succedendo a molti in questo …

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Claire Arnot, un commosso ritorno a Piazza Clai

Un fotografo sessantenne, una giovane giornalista e un’intervista che riallaccia alcuni fili perduti nel tempo. L’omaggio di Claire Arnot (francese d’origine e umbra d’adozione) alla regione che l’ha accolta dal lontano 1989, è una coperta di trine, ricamata a mano lentamente così come si usava una volta, dalle rapide mani esperte delle donne del luogo. Montanare dal corpo pulito e dai pensieri solidi, come la madre di Luca Fioravanti, il fotografo protagonista e narratore della storia che, dopo qualche decennio di lavoro trascorso tra Roma e molti viaggi, ritorna nella sua Terni natale, per una mostra allestita proprio a Piazza Clai, teatro delle sue scorribande infantili tra bande rivali, in pieno stile guerra dei bottoni. Ed è dinanzi ad una giovane giornalista di un quotidiano locale, appassionata ma un po’ impacciata, che comincia raccontare i suoi esordi perdendosi nei ricordi. Un tuffo nel passato che si fa velocemente strada tra il primo grande amore di gioventù, le esperienze romane, l’attaccamento soffocato alla sua regione, accompagnati da grandi eventi d’attualità come le rivolte studentesche, la tensione degli anni di piombo e la trappola del terrorismo, che finirà per strappargli anche Sara, una delle persone più care. Passaggi immortalati da una serie di foto che ricostruisce l’album dell’Italia stessa. Ma il presente ritornerà improvvisamente a bussare alla porta con il suo ricco bagaglio di segreti, per essere nuovamente attraversato. In fondo non è un mistero per nessuno che siamo malati del ‘900, la scrittura contemporanea paga ancora innumerevoli tributi al secolo che fu, a quell’immenso ammasso di storie che continua, a poco più di un decennio dalla sua dolorosa estinzione, a chiedere ancora di esser esplorato e raccontato, e al quale questo …

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Balcani ruvidi e insanguinati per l’esordio di Alessio Parretti

“Balcani”, un romanzo breve denso come la cortina di fumo della guerra. Alessio Parretti è un giovane operaio fiorentino, classe 1975. Il suo esordio letterario puzza di guerra e affronta, nell’alveo della fiction, alcuni tra gli argomenti più oscenamente taciuti del conflitto che stracciò i Balcani agli inizi degli anni ‘90. Un racconto nato dalla penna di un poeta e diventato romanzo per volere della Web community. E’ una storia che mescola denti rotti ad ali di farfalla, pagine di diario in pasto a roditori affamati e tumori “di servizio”, per proseguire nel sangue della guerra stracciando con quel poco di forza che sopravvive strenuamente all’orrore, brandelli di umanità. I “Balcani” del titolo non sono solo il teatro della vicenda, né il nome della sindrome che mieterà in sospetto di uranio impoverito, alcuni protagonisti delle vicende narrate, sono lo spirito dei fatti che restano incisi nella dura terra inspessita di cadaveri e mine, ma ancora protetta da fitti boschi impenetrabili. Un racconto polifonico, strizzato in meno di cento pagine digitali, che prosegue di lettera in lettera passando costantemente da un campo all’altro. E così che il lettore si insinua poco a poco nelle camerate degli alpini, nelle interminabili battute di perlustrazione in V.M. (veicoli militari) pieni di spifferi dei caporali Parisi, Capasso e D’Amato e anche dello sfortunato Fois, nelle notti tra i panni gelidi della solitudine, ma è solo un soffio prima di affacciarsi su qualche scorcio dell’esistenza della resistenza bosniaca, raccontata attraverso la voce scritta in cirillico di Amir Osmanović. Un tessuto di incubi e di spari costruito non molto lontano da Sarajevo, da un ex-studente …

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