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Estate 2012: libri letti di notte e una poesia di Cesare Pavese

L’estate 2012 inizia nel modo più bello per noi che amiamo la lettura: grazie all’intraprendenza della libreria Piazza Repubblica di Cagliari e all’organizzazione della casa editrice Marcos y Marcos si terrà questa sera la notte bianca delle librerie con il nome di Letti di notte . Centinaia di librerie indipendenti sparse lungo lo Stivale trascorreranno questa notte all’insegna di eventi culturali di vario genere: presentazioni di libri, reading, concerti, mostre… Un’estate all’insegna della lettura! Il che fa ben sperare! Pensate di partecipare alle manifestazioni in qualche libreria? Ditecelo nei commenti, così potremo fare un collegamento ideale fra tutte le lettrici e i lettori di Booksblog. Nel frattempo diamo il benvenuto all’estate con una poesia di Cesare Pavese (1908-1950), tratta dalla raccolta Lavorare stanca (Einaudi, 1943) C’è un giardino chiaro, fra mura basse, di erba secca e di luce, che cuoce adagio la sua terra. È una luce che sa di mare. Tu respiri quell’erba. Tocchi i capelli e ne scuoti il ricordo. Ho veduto cadere molti frutti, dolci, su un’erba che so, con un tonfo. Così trasalisci tu pure al sussulto del sangue. Tu muovi il capo come intorno accadesse un prodigio d’aria e il prodigio sei tu. C’è un sapore uguale nei tuoi occhi e nel caldo ricordo. Ascolti. Le parole che ascolti ti toccano appena. Hai nel viso calmo un pensiero chiaro che ti finge alle spalle la luce del mare. Hai nel viso un silenzio che preme il cuore con un tonfo, e ne stilla una pena antica come il succo dei frutti caduti allora. Estate 2012: libri letti di notte e una poesia di Cesare Pavese

Una lettera di Stanislas Rodanski a André Breton

Stanislas Rodanski è ormai una nostra “vecchia conoscenza”, nella misura in cui abbiamo già avuto modo di parlare di lui nelle colonne di booksblog . Durante uno dei suoi numerosi e ripetuti periodi di internamento presso il manicomio di Villejuif, il poeta lionese scrisse una lettera ad André Breton, antico compagno surrealista. Pubblicata per la prima volta nel numero 1 della rivista Exit (nell’ottobre del 2010), la missiva è composta da quattro pagine fronte-retro, in carta quadrettata di cattiva qualità. “Istoriate” con inchiostro blu, sono datate dal primo aprile 1950 fino al 28 dello stesso mese, come testimonia il timbro postale sulla busta. Contenuta all’interno del lotto “manuscrits, n°2330″, e venduta nel 2003 ad un libraio parigino è stata successivamente acquisita dalla Bibliothèque municipale de Lyon , dove è custodita ancora oggi. Ve ne restituiamo una parte liberamente tradotta: Primo aprile Caro André Breton, non so se sia la data, con il suo portato immaginifico, che mi incita a scrivervi stasera, a parlarvi di quest’anima, sentinella sempre allerta – in allerta da sempre – e il cui canto notturno sale e si infiamma con i fuochi di Saint Jean, che, quando arriva la stagione – fiammeggiano solitari agli occhi di qualsiasi guardia? Come un falò che attende il giorno, penso

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Una lettera di Stanislas Rodanski a André Breton

Stanislas Rodanski il poeta surrealista di Néon

Ventisette sono gli anni che il poeta Stanislas Rodanski trascorse tra i muri del manicomio di Villejuif , poco meno di tre decenni immersi nelle mura strette e nei corridoi brucianti di grida e di dolore. E, ironia della sorte, in quello stesso luogo era stato condotto, proprio all’età di ventisette anni, dalla sua stessa famiglia. Fu lui, scrittore errante, dalla scarsa fortuna in vita, a suggerire il nome per la rivista dei surrealisti. Il 21 giugno 1947, tra i tavolini del café de la place Blanche, durante la riunione che segnò l’inizio del “rinascimento del surrealismo” e la creazione della sua nuova rivista, disse di chiamarla “Néon”, e la definizione fu accettata come un segno. Ma di lui ci restano soprattutto le ombre, una vera e propria “corte di spettri” che popolano i suoi scritti di un fascino sconcertante e, a tratti, inquietante. “Gli intimi mi chiamano Stan, i familiari Bernard, gli indifferenti Rodanski e i poliziotti Glücksmann”, scriveva nel suo ultimo diario tenuto dall’artista Jacques Hérold . Parole alle quali si uniscono quelle dedicate alla riflessione sul suo stesso lavoro. Non si tratta di creare un’opera, ma di affermare un atto di presenza nei confronti di me stesso, il solo atto di fede di cui sia capace. Un atto di fiducia che sia come l’amore: con l’ombra e la preda fuse in un unico fulmine nel quale, la vita e la morte, la ragione la follia, il sogno e la veglia, l’alto e i basso, cessano di essere percepiti differentemente. Un’illuminazione unica, il punto del giorno che cerco appassionatamente di determinare. Via | stanislas-rodanski.blogspot.it Stanislas Rodanski il poeta surrealista di Néon

Il Movimento per l’Emancipazione della Poesia

C’è un’organizzazione che ha il sapore della protesta letteraria d’altri tempi, con in più il supporto contemporaneo delle nutrite community di lettori on-line. Si tratta del M.E.P. , enigmatica sigla che sta ad indicare il Movimento per l’Emancipazione della Poesia. Un “modo alternativo” ed anonimo, di affrontare la situazione della lirica nella società odierna. Per capire dove stanno andando questi contestatori armati di endecasillabi, settenari e versi sciolti, è sufficiente riferirsi alla pagina “Oltre i

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Il Movimento per l’Emancipazione della Poesia