Chiedi alla polvere di John Fante

Letto. E Piaciuto.
La scrittura di John Fante attinge a piene mani dalla sua giovinezza, e dai luoghi in cui egli è cresciuto.

“Chiedi alla polvere” è una storia d’amore, ma anche di speranze, del sogno americano (che non è, evidentemente, concesso a tutti) raccontata in prima persona dal personaggio dell’aspirante scrittore Bandini.

Una storia che – per citare il prologo dello stesso Fante – “parla di Middle West, di strade polverose da cui non cresce nulla, di una cultura senza radici, della frenetica ricerca di un riparo”…

Mi è piaciuto molto il dialogo interiore di Fante/Bandini, l’eterno conflitto dell’artista che rincorre il riconoscimento della sua stessa arte, che si rifugia in un amore impossibile quasi come per dare un senso alla sua, ai suoi occhi altrimenti inutile, esistenza.

Profondo, intenso, ma non retorico.

Nicola Boschetti

Il giorno dopo la morte di Senofonte

Il 16 Giugno 2008 è morto Mario Rigoni Stern.

E’ una perdita molto grave per il nostro paese…
MRS era tornato dalla guerra per testimoniare quello che era successo sul fronte italiano negli anni oscuri del secondo conflitto mondiale che lui ha vissuto dal principio, quando i cavalieri dell’ Apocalisse cominciarono a passeggiare tranquillamante per l’ Europa, fino all’epilogo in un campo di concentramento tedesco mentre su Berlino echeggiava “Il Crepuscolo degli Dei” di Wagner.
Da quel campo di concentramento MRS ritornò a piedi fino a casa portando con se’ ogni momento vissuto.
La sua è una testimonianza senza inclinazioni di parte.
Racconta quello che successe… semplicemente, senza sventolare bandiere di questa o quell’ altra parte.
Attraverso di lui rivivono i nostri nonni e i nostri zii e tutte quelle persone (molte) che sono “andate avanti”.
Erano tutte dentro di lui e lui le trasferiva nei suoi libri…

Elio Vittorini lo definì “scrittore non di vocazione” per il suo attingere dall’esperienza vissuta… ma il caro Elio si sbagliava. Forse pronunciò questa frase senza pensarci, ingabbiato nel ruolo che lui e la società  interpretavano in quel momento. Non so…
Ebbene caro Elio, MRS è uno scrittore… e basta.

Grande scrittore… ha lavorato come impiegato fino alla pensione e nella vecchiaia ci ha lasciato preziose testimonianze sulla vita nei boschi e sulla natura in genere.

Ora, lo spirito di Senofonte tornerà a vagare finchè non troverà un bambino che sarà testimone della guerra di domani e in esso si fonderà così come aveva fatto con MRS…

A presto…

Recensione di Montag

Design

“What but design of darkness to apall?

– If design govern in a thing so small”

Frost

Frost ends his poem with these lines. Is there an appalling design?

A question to which we could never be able to answer.

We see in this poem that design could govern even the smallest thing. Are we all governed by a design? Could we not be able to change nothing, even if we choose to? Could we think that we’ve chosen the white and the right thing, but which comes to be black and bring us death instead?

I don’t know if we are governed by a design, or everything can be only an accident.

I believe that God has created us, but I don’t know whether he has planned everything for us in this life. I know that if we pray with all our will He fulfilles our desires. If God has created a design, He could not change it, while He changes our life if He wants to. This means that our life is not a design, but perhaps the moment of death is. Comparing the two poems of Frost “The Road Not Taken” with “Design”, we see that in the first he can choose for himself. He is himself able to make “all the difference” regarding to his future, while on “Design”, he brings the opposite view, that the environment decides for us. I think that the message Frost wanted to bring us is that we are able to choose how to live our life; we have the possibility to decide for our future, while death is not in our hands.

We are not able to decide for our death, but we have to accept it, we are dying creatures, we are born to die, but still we are able to live our life the best way, the way we want to perceive it. We must not forget that we all have to die, but at the same time we must not forget that we all have to live.

Life can be really beautiful or quite the opposite. Everything depends on our choices, on our ability to perceive it.

(While thinking of this I wrote these lines)

I am the sculptor of my feelings

and through that form I shape the life

and I’m the painter of my soul

who from his colours can view the world

I am the writer of my senses

whose single word brings life to world.

Ciljeta Luli

La trilogia di Asimov

La trilogia di Asimov:

Cronache della Galassia, il Crollo della Galassia Centrale, l’altra faccia della Spirale.

Ecco un altro esempio di applicazione di numero tre rimasto famoso.
La prima volta che ho letto la trilogia è stato vent’anni fa.
L’ho riletta con piacere in questi giorni.
Ci sono tutti gli elementi della science fiction: viaggi interstellari, battaglie, salti nell’iperspazio, i soli, i buchi neri.

Ma, secondo me, gli elementi caratterizzanti sono il riferimento storico all’Impero Romano (la decadenza) e la logica: sono questi gli elementi che permeano il racconto.

La storia:

L’Impero Galattico, dopo 10.000 anni di splendore, sta per morire; rinascerà però dalle sue ceneri grazie all’intelligenza e alla lungimiranza della teoria di Hari Seldon. Senza gli studi sulla psicostoriografia ci sarebbe stato un periodo di decadenza di 30.000 anni dopo la caduta dell’Impero: il riferimento all’Impero Romano è del tutto trasparente.

Ma il fascino della lettura deriva soprattutto dall’ottimismo del pensiero e della logica che ispira il racconto e che ritroviamo inalterato in ognuno dei tre libri. E’ la forza del pensiero che rende tutto possibile e che ispira le azioni dei protagonisti: la prima e la seconda Fondazione.

E’ il pensiero che da forza al progetto Seldon e che permette al lettore di provare il piacere della lettura.

Alberto Coretti