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Requiem per la Ligera, di Omar Gatti

C’è un giovane autore brianzolo, uno bravo, si chiama Omar Gatti, e per La Ponga Edizioni ha pubblicato un noir niente male: Requiem per la Ligera . Andiamo subito al sodo: siamo nella Milano dell’immediato dopoguerra, per essere precisi siamo nel 1952, e non è la stessa città in cui negli anni Ottanta si consumavano galloni di Martini e Campari. Questa è una Milano «era come una pentola di fagioli. Un fermento, in continua ebollizione dove a turno affioravano in superficie diversi personaggi, che mantenevano il potere per un po’ e poi affogavano»; insomma, è la Milano del glorioso Punt e Mes. In un bar, dove per l’appunto il Punt e Mes va per la maggiore, vengono ritrovati i cadaveri delle quattro persone che formano la famiglia del Sciresa, il boss della mala milanese: la ligera, che a dirla tutta non è l’unica organizzazione criminale in città, anzi, ce n’è in abbondanza. Ci sono i calabresi, i siciliani, i marsigliesi, i sardi e ognuno di loro potrebbe essere responsabile della strage. Ma potrebbe anche non essere così. Quindi, in primis bisogna «capire un po’ di cose» per trovare il mandante e di conseguenza l’esecutore. Per Cinghei – braccio destro del Sciresa e voce narrante nella storia – che dovrà occuparsi di radunare un bel po’ di gente pronta a stare dalla parte della ligera e, soprattutto, pronti a sparare, sarà innanzitutto un viaggio in quella Milano nera, violenta, tumefatta, povera. Solo che non è così facile come potrebbe sembra: una strage di quel tipo ha un solo significa: distruggere la ligera; di fatto, anche le altre organizzazioni sono forti, hanno regole precise, hanno uomini e armi. Ma, in ogni caso, la risposta del Sciresa deve e sarà una sola: combattere. In una nota finale, l’autore spiega che la ligera è una organizzazione criminale che non è mai esistita, che non si è mai organizzata, ma nel libro è assolutamente credibile, verosimile, e questo va tutto a vantaggio della storia e, ovviamente, dell’autore. Requiem per la Ligera Gatti Omar € 9,00 Editore La Ponga Requiem per la…

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Requiem per la Ligera, di Omar Gatti

Federico Moccia e “Quell’attimo di felicità” che non prova chi legge il suo romanzo

Mi ci sono messo di impegno nel leggere Quell’attimo di felicità di Federico Moccia , ma sinceramente non ce l’ho fatta. L’impegno era dettato da una frase dello stesso Moccia che mi ronzava in testa da tempo. Nel 2010 Federico Moccia venne fortemente contestato dagli studenti de La Sapienza che lo definirono l’anti-letteratura. Lui con calma rispose dicendo che non obbliga certo nessuno a leggere i suoi libri e che, in ogni caso, il suo lavoro merita rispetto, non fosse altro perché molte persone si sono avvicinate alla lettura proprio attraverso i suoi libri. Sono proprio curioso, quindi, di sapere cosa ci trovino nei …

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Grecia, solo ritorno di Alan Zamboni

Viaggio in Grecia, per le emozionanti e poetiche avventure dei personaggi di Zamboni. Un racconto lungo, uno breve ed una favola. Oppure “un romanzo breve e due racconti”, come riporta la dicitura presente sul dorso di un libretto color panna, con una bella cinquecento blu petrolio sormontata da una valigia stampata sul fronte. Ecco a primo acchito la cifra estetica del viaggio che Alan Zamboni ha riunito sotto il titolo “Grecia, solo ritorno” . Scrittore polimorfo Zamboni, ma incantato dalla molteplicità degli orizzonti, lo avevamo lasciato tra le stradine di Anvers-sur-Oise, intento a sviscerare i misteri dell’ultimo quadro di Van Gogh e lo ritroviamo intento ad esplorare il portato umano e secolare delle isole greche, culla di partenze e rimandi ciclici. Ed effettivamente il suo è un ritorno, un periplo che si arresta nella mitica terra dei racconti, quell’insieme che come un grappolo d’uva che ha disperso componenti li ritrova sotto forma diversa, in qualità di vini pregiati adagiati sugli scogli come significative “perline del ritorno”. Sentieri e vite che si intersecano su piani differenti per poi ritrovare strane vie di incontro, in un libro popolato da gatti ammaestrati che ballano magistralmente il sirtaki, “mercanti e donatori di sogni”, ma anche uomini che ne sono totalmente privi, scrittori senza faccia, che fanno appello alle parole per definire i confini della propria identità e comunicarla, pagine di eventi trasfigurati lasciate sotto le porte, vecchietti che si inseriscono tra le righe, viaggiatori naturali allo stato brado, che percorrono gli scogli del continente in preda ad un delirio di verità che fa rima con la pietra, gli alberi, l’odore della terra misto a quello dell’aria salmastra, cifra della semplicità essenziale delle piccole cose. La libertà che …

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Elsa Morante: l’ingresso in società, un racconto dimenticato

Luccichii e prerogative dell’ingresso delle ragazze nella buona società. Un insieme di abitudini e di affettazioni talmente ben congeniate da apparire quasi naturali. Sono le cifre dell’entrata in società di una giovinetta piacevolmente abbigliata di lustrini porterà lo scompiglio, fino all’arrivo di un cavaliere dai capelli lisci, con il quale si finse di seguito donna di mondo, “cortigiana in incognito”, madre “rimessa su con cura”, di ben sette figlioli, o duchessina “fuggita dal suo collegio aristocratico”, per raggiungere il ballo, fino a scoprire una verità ben più modesta. Un carnet che in realtà non è che un libretto con un’orchidea disegnata, pieno di nomi allo sfinimento, e poi in una girandola di piccoli accadimenti

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